non si placa la polemica

Carnevale di Ivrea, bufera sul Generale, la Mugnaia 2019: "Se avessi saputo avrei preso le distanze"

Carnevale di Ivrea, bufera sul Generale, la Mugnaia 2019: "Se avessi saputo avrei preso le distanze"
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Carnevale di Ivrea, scoppia la bufera sul Generale Bombonato, interviene Federica Ranieri Grijuela, Mugnaia 2019: "Se avessi saputo avrei preso le distanze".

Carnevale di Ivrea

«Sono sconcertato e non riesco a capire a cosa si riferiscano tutte queste polemiche». Così Alberto Bombonato, Generale 2020, dopo quelle sulle dimissioni di una vivandiera, Federica Di Matteo, presentate a metà gennaio e sostituita da Denise Gambone. La questione nasce per presunti messaggi WhatsApp, poco graditi, inviati dal Generale alla ragazza. «Queste affermazioni non comprendo dove possano trovare fondamento - ha precisato Bombonato - Se fossero così gravi perché allora non ci si è rivolti alle autorità competenti?».

Generale destituito?

Nel frattempo, apprese le notizie sul presunto scandalo che ha coinvolto il Bombonato, hanno iniziato a circolare voci secondo le quali il Generale sarebbe stato destituito, messaggi arrivati anche alla nostra redazione.

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I precedenti

Non è la prima volta che accade comprendendo altri fronti: nel 2005 la Procura di Ivrea aveva (in questo caso realmente) aperto un'inchiesta sui conti della manifestazione. Anni prima, nel 2002, un altro scandalo: una mugnaia dello Storico Carnevale aveva indossato l'abito della manifestazione per partecipare alla trasmissione Geo&Geo. E, senza andare così indietro nel tempo, si possono aggiungere all’elenco presunte liti tra ufficiali (2 anni fa) e dubbi incarichi nello staff dell’organizzazione (un anno fa).

La lettera della Mugnaia 2019

Gentili tutti,
è con estrema delicatezza e pudore che vi inoltro questo mio pensiero.
Lo faccio dopo aver appreso dai giornali i fatti e le supposte accuse che hanno travolto il Generale Bombonato.
Lo faccio con rispetto e ossequio, a bassa voce, per l'amore incondizionato che provo per la nostra Festa e per i personaggi.
Lo faccio, però, perché non posso tacere e non posso far finta di nulla.
Non ero a conoscenza della vicenda, non sapevo che una donna, una vivandiera, fosse stata coinvolta in una così immeritevole situazione.
Se avessi saputo, se avessi visto, se avessi avuto contezza, di certo avrei preso le distanze da quello che stava accadendo.
Ho presieduto alla Cerimonia degli abbà, dei Corvi d'oro e al Cuore di San Grato inconsapevole di cosa vi fosse nell'aria. Ho portato il mio rispetto a delle Cerimonie intense e profonde senza conoscere cosa stesse accadendo.
Mi dispiace, ma non posso condividere situazioni, che anche solo insinuino il mancare di rispetto, il violare la dignità di una donna.
Non voglio entrare nel merito, non so se mai l'Autorità giudiziaria si pronuncerà su questi fatti. Ma è irrilevante in ogni caso perché quello che si deve ricordare è che una donna non va mai oltraggiata.
Se è pur vero che la diffamazione è un reato tanto odioso, è altrettanto vero che mettere in discussione le parole di una donna che si è sentita offesa è sintomo di una società ancora vetusta, sessista e maschilista.
Quando una donna alza la mano, la si deve ascoltare, non giudicare. Accogliere e difendere.
Non può essere ammesso, fatto passare il fatto che sia concedibile ad un uomo scherzare sull'aspetto fisico di una donna, perché anche un complimento, magari connotato da volgarità, rende la donna un oggetto, un pezzo di carne.
Questo non è accettabile. Lo dico come donna, come madre di due figli maschi, come avvocato che ogni giorno lotta perché il sessismo non entri dalla porta dello studio.
Lo dico come mugnaia, che ha difeso la propria virtù e liberato il popolo oppresso.
Quindi ancora una volta con estrema malinconia prendo atto del male che la nostra bellissima festa sta subendo, sperando che l’amore per lo Storico Carnevale faccia mettere dignità, decoro, orgoglio e rispetto per tutte le persone coinvolte.
Rispettosamente,

Federica Ranieri Grijuela

AGGIORNAMENTO: Destituito il Generale Bombonato, la Fondazione: "Distinguiamo in modo chiaro le voci dai fatti"

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