600 euro che scottano

Lo scandalo furbetti del bonus monta anche in Lombardia, Veneto e Piemonte

Uno dei parlamentari leghisti sospettati è di Mantova, in Piemonte e Veneto riflettori puntati su cinque consiglieri regionali salviniani.

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Il caso dei 5 deputati che avrebbero chiesto il bonus da 600 euro pensato per le partite IVA in difficoltà fa un rumore assordante dopo un lockdown devastante che ha portato a programmare oltre 100 miliardi di deficit in più.

Il presidente della Camera invita a restituire il denaro

Su cinque deputati (tre della Lega, uno di Italia Viva e un altro del Movimento 5 Stelle), tre l'avrebbero ottenuto. Mentre monta l'ondata di esecrazione collettiva, arriva la voce del Presidente della Camera Roberto Fico, che parla di una questione di etica e invita i parlamentari a chiedere scusa e restituire il denaro.

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Polemica fra maggioranza e opposizione

Non trattandosi di un illecito, l'opposizione attacca chi ha scritto la norma, ovvero la maggioranza giallorossa, che non ha previsto massimali o correttivi. Dal Movimento la replica verte attorno al fatto che l'assenza di paletti era data dalla necessità di garantire velocità, insomma che i soldi arrivassero subito, ma a questo punto lo scandalo dei furbetti del bonus spingerà necessariamente a rivedere il meccanismo.

Ondata di antipolitica "teleguidata"?

Anche perché se è vero che 600 euro sono pochi soldi, bisogna considerare gli emolumenti da 12mila al mese di un parlamentare.

Il caso rischia di alimentare un'ondata di antipolitica, proprio alla vigilia del referendum per il taglio dei parlamentari: e infatti c'è già chi fa notare che la notizia l'ha fatta a filtrare l'Inps, alla cui guida c'è l'economista Pasquale Tridico, nominato dai 5 stelle...

Non solo parlamentari, anche politici locali

Intanto escono allo scoperto tanti consiglieri comunali che hanno chiesto il bonus - la prima è stata la consigliera comunale di sinistra a Milano Anita Pirovano - e che spiegano:

"Non viviamo di politica, abbiamo gettoni di presenza quasi inesistenti: qualcuno ci spieghi perché da lavoratori non avremmo potuto farlo".

Piemonte: il caso scoppia in Consiglio regionale

Non sono due "pesci piccoli", non parliamo di consiglieri comunali di provincia, ma di due politici in Consiglio regionale: in Piemonte lo scandalo dei furbetti del bonus ha acceso i riflettori sui due politici della Lega, il 53enne di Rivarolo Canavese (Torino) Claudio Leone e Matteo Gagliasso di Alba (Cuneo), ingegnere di 27 anni. Entrambi avrebbero già restituito i 600 euro: guadagnano circa 8mila euro mensili di stipendio come consiglieri regionali del Piemonte, entrambi hanno partita Iva, Leone svolge l’attività di commerciante nei settori dell’abbigliamento e della telefonia e sviluppo di reti franchising, mentre Gagliasso è un consulente immobiliare.

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In Veneto sotto la lente tre fedelissimi di Zaia

Mentre si dice indignato (“Fuori i nomi o si rischia la sospensione”), in Veneto lo scalo dei furbetti del bonus arriva vicinissimo al governatore Luca Zaia. Tra coloro che avrebbero fatto richiesta del bonus a sostengo delle patite Iva troviamo il consigliere regionale veronese della Lega Alessandro Montagnoli, il trevigiano Riccardo Barbisan e il veneziano Gianluca Forcolin, che è anche vicepresidente del Veneto.

Tutti e tre hanno raccontato di non esser stati loro a fare espressa richiesta: nel caso di Montagnali sarebbe stata la moglie, per Barbisan invece ne avrebbe fatto richiesta il commercialista e infine per Forcolin sarebbero stati i suoi soci.

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Sospettati due deputati leghisti di Mantova e Piacenza

Tornando invece ai due parlamentari leghisti sospettati d'aver intascato i 600 euro, c’è Andrea Dara, già consigliere comunale della Lega a Castiglione delle Stiviere, poi consigliere provinciale a Mantova e poi anche vicesindaco nel Comune di Castiglione delle Stiviere, prima di entrare a Montecitorio, dove ha fatto parte anche della commissione parlamentare per le attività produttive, commercio e turismo e della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre organizzazioni criminali, anche straniere. Dara è anche conosciuto come piccolo imprenditore tessile, essendo intestatario del 60% di una piccola azienda tessile che produce calze a Castiglione delle Stiviere.

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L'altra leghista sospettata è la piacentina Elena Murelli, entrata in Parlamento con le elezioni politiche del 2018. È membro e segretario dal 2018 della XI Commissione lavoro pubblico e privato. Murelli è una docente a contratto di informatica e project management all’Università Cattolica ed è originaria di Podenzano, nel piacentino.

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