Valperga

Con il suo libro Francisca ha «acceso» il consiglio: "Scredita l’amministrazione"

A Valperga critiche all'ex sindaco.

Con il suo libro Francisca ha «acceso» il consiglio: "Scredita l’amministrazione"
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Con il suo libro Francisca ha «acceso» il consiglio: "Scredita l’amministrazione"

Con il suo libro Francisca ha «acceso» il consiglio

L’ex sindaco Gabriele Francisca è stato pressoché il protagonista assoluto dell’ultimo consiglio comunale di Valperga, nonostante non fosse presente. Un consiglio, quello che si è tenuto lunedì sera, dedicato alla discussione di una mozione, una interpellanza e tre interrogazioni. Di queste, tre su cinque giravano attorno alla figura dell’ex primo cittadino. A far discutere è stato il libro di Francisca sulla sua esperienza amministrativa.

"Lettere dal Campanile"

Nel libro, "Lettere dal Campanile", vi sarebbero passaggi che, secondo la mozione presentata dal gruppo Impegno Civico per Valperga, getterebbero «discredito sul consiglio comunale, sull’attuale sindaco, su alcuni dipendenti e consiglieri comunali, compiendo anche una distinzione discriminatoria della popolazione locale». Per questo motivo veniva richiesto che Francisca venisse rimosso dal ruolo di referente comunale nella Fondazione Savio Savino «i cui scopi filantropici - scrivono i due consiglieri Federico Covassin e Giuliano Arimondo - mal si conciliano con lo spirito che ha animato simili prese di posizione».

Le parole del sindaco Walter Sandretto

Da parte sua il sindaco Walter Sandretto ha spiegato che quella nomina «voleva essere un riconoscere le capacità della persona, mettendo da parte quanto successo prima». Sandretto ha poi continuato evidenziando che «Per quanto scritto su di me… sorrido. Per quanto riguarda la discriminazione territoriale riferita a concittadini calabresi e siciliani… ci dissociamo! E per questo, con rammarico perché pensavo di aver fatto una scelta giusta, raccogliamo la proposta dell’opposizione».

Davide Brunasso

Ha contestato la mozione Davide Brunasso che, citando sentenze, ha ricordato che una simile revoca può avvenire solo in presenza di una condanna e che, comunque «come la nomina è atto autonomo del sindaco, lo è anche la revoca. Non serve il consiglio comunale». In pratica, ha sostenuto, se qualcosa non piace nel libro, esiste la querela. «Io affronto le persone a viso aperto, non uso mozioni per fare epurazioni politiche. Questa mozione non ha senso», e all’interloquire del sindaco, che gli ha suggerito di rivolgersi ai suoi vicini di opposizione, lo ha accusato, neppure troppo velatamente, di aver scritto il documento.

Mozione e interrogazione

E su questo punto Arimondo ha ritenuto giusto rivendicare al suo gruppo la paternità della mozione. Mozione che è stata poi approvata con 8 sì, l’astensione della vice sindaco Paola Vallero e i voti contrari di Brunasso e Isabella Buffo, che di Francisca fu vice sindaco. Altri due documenti vertevano attorno a Francisca. In una interrogazione Arimondo ha chiesto una esplicita smentita in merito alla ricostruzione di alcuni eventi presenti nel libro e che si riferivano a lui e al sindaco. Esplicita smentita che Sandretto ha dato. Nell’interpellanza, sempre di Arimondo, si chiedeva conto di un accordo di mediazione stipulato da Francisca e che prevedrebbe l’obbligo per il Comune di potare ogni anno degli alberi «Del solo lato est del parco giochi di corso Villanova». Precisando che l’accordo di cui si parla è legittimo, Sandretto ha precisato che si può ridiscutere. «Incaricheremo un esperto per verificare che le modalità e i tempi previsti da quell’accordo siano giusti per il benessere delle piante. Non lo fossero lo rivedremo».

Due interrogazioni di Brunasso

Il consiglio si è chiuso con la discussione di due interrogazioni di Brunasso, che, come prevedibile, hanno nuovamente fatto alzare i toni della discussione. In una veniva chiesto conto della non partecipazione a un bando per il teatro, alla quale è stato risposto che si è partecipato a un bando diverso. L’ultima chiedeva se fosse giusto, in un tempo di crisi, spendere soldi per i fuochi artificiali della Festa d’Autunno. «Sono stati spesi 4 mila euro andati letteralmente in fumo!», per Sandretto è stata, invece, una spesa giustificabile, sia perché un evento tradizionale, sia perché era un modo per chiudere con due anni difficili e riportare la gente in piazza.

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