I soldi del Canavese sono finiti al Sud, sindaci pronti a fare una class action
Sotto accusa il Bando Rigenerazione Urbana: una quindicina i comuni «delusi».
I soldi del Canavese sono finiti al Sud, sindaci pronti a fare una class action. Sotto accusa il Bando Rigenerazione Urbana: una quindicina i comuni «delusi»
I soldi del Canavese sono finiti al Sud
E’ una “guerra” che va al di là delle connotazioni geografiche Nord contro Sud; Piemonte contro Meridione. Ma il fatto che nessun Comune di questa regione, comprese una quindicina di amministrazioni canavesane, abbia ottenuto il becco di un quattrino dal bando “Rigenerazione Urbana”, non è passato inosservato e le stesse amministrazioni “discriminate” perché ubicate in settentrione non ci stanno e sono intenzionate a far sentire la propria voce.
La legge
Al centro del dibattito c’è la legge 30 dicembre 2021, la 234 per la precisione, ovvero la legge di “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 bilancio pluriennale per il triennio 2022 - 2024 ” che prevedeva “Al fine di favorire gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale”, l’assegnazione di contributi per investimenti nel limite (nazionale) complessivo di 300 milioni di euro per l’anno 2022 per comuni inferiori a 15.000 abitanti.
Progetto condiviso
E a cercare di arrivare ad una porzione di quei 300 milioni di euro ci hanno pensato San Giorgio Canavese, Leini e Ozegna capofila di un progetto da 5 milioni di euro da suddividere con altri nove comuni: Borgofranco di Ivrea, Borgomasino, Feletto, Oglianico, Ozegna, Perosa Canavese, Rueglio, Val di Chy, Valperga e Vidracco. E come queste municipalità canavesane, tante altre di tutta Italia hanno presentato dei progetti da finanziare.
Indice di vulnerabilità
Eventualità che il legislatore ha tenuto presente, compresa la soluzione: “Qualora l’entità delle richieste pervenute superi l’ammontare delle risorse disponibili (i famosi 300 milioni, ndr), l’attribuzione sarà effettuata a favore dei comuni che presenteranno un valore più elevato dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm, ndr)”. Tradotto: quali Comuni hanno il cosiddetto indice di vulnerabilità sociale più alto? Ovviamente quelli da Roma in giù che l’hanno fatta da padroni e, pertanto, in Piemonte non è arrivato nulla. E così Leini ha dovuto dire addio a 800.000 euro; San Giorgio Canavese comune capofila della richiesta firme di Aglié, Castellamonte e Bairo a 5.000.000 di euro la stessa cifra a cui Ozegna e le municipalità collegate devono rinunciare.
A Ozegna...
Amara la considerazione dell’assessore al bilancio di Ozegna, Giovanni Agostino Graziani, che spiega che “avremmo utilizzato gli eventuali 500mila euro di contributo per il rifacimento di Piazza Umberto I, trasformandola in un’area per il sociale di aggregazione sociale; progetto pronto per essere realizzato ma che per ora resta lì, in attesa di un altro finanziamento. Attualmente abbiamo messo mano solo a piazza di Santa Marta, riportando il sedime stradale tutto allo stesso livello per poi portare un giorno il mercato lì, ma in un prossimo futuro. Per poi utilizzare quello spazio per organizzare e ospitare padiglioni per feste; nel frattempo abbiamo realizzato dei parcheggi”. Ma quei 5 milioni di euro divisi per dieci comuni si sono volatilizzati. “E come noi – aggiunge - nessun altro Comune del Piemonte ha preso dei soldi. Quel bando ha portato solo soldi al meridione e con questo non voglio farne una guerra Nord contro Sud. Ma semplicemente che è stato fatto male: non fai lavorare gli uffici pubblici di tutta Italia, che sappiamo già essere a corto di personale, per redigere i documenti per partecipare quando poi la norma è scritta in maniera tale che solo le città ad una certa latitudine prenderanno realmente il contributo e, quindi, di fatto escludi già a priori nelle pieghe della legge metà Nazione”.
Class action
Amarezza condivisa da molti sindaci che hanno impiegato tempo a metabolizzare la pubblicazione del decreto datato 19 ottobre 2022 che ha visto alla fine prevalere solo i Comuni di quattro regioni e tutte del Sud. Tutti i Comuni delle Regioni del Centro Nord stanno insorgendo, minacciando di impugnare il Decreto, anche con una “class action”. «La graduatoria dei Comuni che riceveranno le risorse – ha dichiarato il presidente nazionale Anci, Antonio Decaro – è stata compilata utilizzando, tra gli altri criteri, un indice di vulnerabilità sociale che l’Anci ha già più volte segnalato come non rispondente alla realtà dei nostri territori. Questo ha causato l’esclusione dall’assegnazione delle risorse di intere regioni del Paese e di Comuni che hanno elaborato ottimi progetti di rigenerazione urbana creando disparità (territoriale, ndr) che sembrano incomprensibili anche all’interno degli stessi territori: questo noi lo consideriamo inaccettabile».