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L’idea di Alessandra è creare una filiera della lana autoctona

L’insegnante ha presentato durante un convegno a Viù il progetto per conto dell’Unione Montana Alpi Graie

L’idea di Alessandra è creare una filiera della lana autoctona
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L’idea di Alessandra è creare una filiera della lana autoctona. L’insegnante ha presentato durante un convegno a Viù il progetto per conto dell’Unione Montana Alpi Graie.

Creare una filiera della lana autoctona

Creare una filiera della lana auctotona con un progetto sperimentale di durata triennale. Questa è la sfida lanciata dalla ricerca condotta da Alessandra Degli Esposti, nel 2021, per conto dell'Unione Montana Alpi Graie. La donna ha 53 anni ed è insegnante alla primaria «Riccardo Peretti Griva». A fine gennaio il suo lavoro è stato presentato in un convegno a Viù. Per saperne di più l'abbiamo intervistata.

Da cosa è scaturita l'idea d'occuparsi del potenziamento del settore avicolo delle Valli di Lanzo?

«Da giovanissima, dopo il liceo, mi ero iscritta a Scienze Agrarie, senza completare il percorso universitario perchè, nel frattempo, ho conseguito la laurea in Scienze della Formazione Primaria. Qualche anno fa ho deciso di riprendere gli studi, conseguendo la triennale all'Università degli Studi di Torino. Ho quindi affrontato il biennio della laurea magistrale in scienze agrarie e quando è stato necessario svolgere il tirocinio ho scelto l'Unione Montana Alpi Graie. Qui ho incontrato il consigliere Lorenzo Alby che mi ha invitato a realizzare un progetto per creare una filiera della lana auctotona. Gli esiti dell'indagine li ho depositati a febbraio 2022».

Quali risorse offrono le Terre Alte e in che modo intendete mettere a punto l'attività?
«Per metterlo in pratica è necessario andare alla ricerca di finanziamenti. Inizialmente si avvierebbe un progetto pilota che potrebbe coinvolgere entrambe le Unioni Montane. Le aziende di ovini sul territorio sono 34 per un totale di 4.000 capi. Si sono calcolati quaranta quintali di lana sucida all'anno. Nel primo periodo si potrebbe partire con una decina di quintali annuali. La cernita, il lavaggio e la conseguente lavorazione verrebbe condotta nel Biellese dove ci sono presenti questo tipo di aziende. L'obiettivo è realizzare un marchio identificativo di un prodotto di valle».

Attualmente quali sono le difficoltà che incontrano i pastori di pecore?
«Gli allevatori di ovini sono gli unici che riescono a vivere in alta montagna e a sfruttarla mantenendo ampie zone a pascolo. Purtroppo, una volta tosati i capi, non hanno modo di lavorare il materiale, non essendoci stabilimenti in zona. La normativa attuale li costringe a smaltirla come rifiuto speciale. Così la lana di tosa non ha alcun valore se non viene lavorata. Il rischio è il rimboschimento della montagna in quanto, senza un ritorno, le ditte saranno costrette a chiudere. Perciò sarebbe importante avviare quest'iniziativa».

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