Rivara piange Franz Paludetto, grande gallerista e proprietario del castello
Il mondo dell’arte e il Canavese piangono la scomparsa di una figura che nel corso degli anni ha «alimentato leggende», personaggio controverso, figura carismatica e grande gallerista
Rivara piange Franz Paludetto, grande gallerista e proprietario del castello.
Rivara piange Franz Paludetto
Se ne è andato ieri mattina, martedì 16 maggio 2023, in quella che era la sua casa, Franz Paludetto, noto gallerista e proprietario del castello di Rivara. Ad annunciare la sua dipartita il figlio Davide. Classe 1938, Franz Paludetto nasce a Oderzo, cittadina veneta in provincia di Treviso di cui il padre è podestà.
Il ricordo del sindaco Andriollo
Quando arriva a Rivara e porta in Canavese la grande arte Paludetto viene in contatto con grandi artisti internazionali, organizza mostre, esposizioni, eventi che danno grande lustro al paese e a tutto il Canavese portando Rivara persino oltreoceano, a New York. "Gli piaceva vantarsi del fatto che la mostra dei presepi che organizzò nei primi anni '90 raggiunse e superò i 10mila visitatori - lo ricorda il sindaco Andriollo - Paludetto restituì il castello ai rivaresi e ne aprì le porte in un momento in cui rischiava di andare perduto. Aveva un carattere particolare e non era facile andare d'accordo con lui ma fra di noi c'è sempre stato rispetto e il nostro è stato un rapporto schietto. Ultimamente avevo pensato di mettere in piedi dei progetti con lui ma purtroppo non ce n'è stato il tempo".
Il grande gallerista
"Tutto partì dal noto treno sbagliato a Milano (la coincidenza per Chiasso scambiata per quella di Chivasso) - è il ricordo pubblicato sui social da Fabio Vito Lacertosa - l’esperienza del Rifugio Torino sul Monte Bianco, il ritorno in città che lo vide diventare in un colpo solo e quasi casualmente il gallerista di una esordiente Gina Pane e il socio di Jean Larcade (il gallerista di Yves Klein, ndr) con la galleria LP220, passando per Calice Ligure, Norimberga e Roma, fino a giungere alla “follia” del trasferimento a Rivara, nel Castello che nell’Ottocento fu sede della Scuola Di Rivara e un secolo dopo sarebbe diventato un’avanguardia mondiale. Fino agli ultimi giorni, una doppia natura lo ha sempre contraddistinto: da una parte il seduttore mondano, comunicatore e girovago per mezza Europa; dall’altra l’eremita, l’inappagato, il centrifugo flaneur circondato da artisti, intento a falciare l’erba del giardino del Castello. Di lui si narra dell’intuito leggendario, della sua capacità inesauribile di risorgere nell’arte dopo esser stato dato per finito più volte, decennio dopo decennio, ma anche di un carattere difficile e imprevedibile".