Angeli del fango

Da San Benigno a Faenza per aiutare chi ha perso tutto

Giorgio Carraro e Tiberiu Gabor, volontari in Romagna durante il ponte del 2 Giugno

Da San Benigno a Faenza per aiutare chi ha perso tutto
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Da San Benigno a Faenza per aiutare chi ha perso tutto: Giorgio Carraro e Tiberiu Gabor raccontano l'esperienza come volontari nella Romagna alluvionata.

Da San Benigno a Faenza

Avrebbero potuto fare come tanti, quasi tutti, e approfittare del ponte del 2 Giugno per godersi un po’ di meritato riposo. Invece hanno deciso di dedicare quei pochi giorni liberi ad un attività che, fino a poco più di un mese fa, non avrebbe nemmeno potuto essere nei loro piani: spalare il fango nella Romagna alluvionata. Stiamo parlando di Giorgio Carraro e Tiberiu Gabor, due sanbenignesi classe 1998 che lo scorso fine settimana si sono recati a Faenza per mettere a disposizione le proprie braccia come volontari e aiutare chi, in un attimo, ha perso tutto. «E’ stata una decisione presa pochi giorni prima di partire - raccontano i due amici - Non sapremmo nemmeno spiegare bene cosa ci ha spinto, volevamo solo dare una mano».

Una squadra, una famiglia

Partiti da San Benigno la sera di giovedì 1 giugno, Giorgio e Tiberiu arrivano a Faenza intorno alle 3 di notte, a causa dell’intenso traffico trovato lungo la strada. Poche ore di sonno in macchina, in un parcheggio, e alle 8 di venerdì mattina sono già pronti a sporcarsi le mani. Poi, una fortunata coincidenza: un piccolo ritardo all’hub di smistamento, per un problema agli stivali di Giorgio, fa assegnare i due a una squadra che in poco tempo si sarebbe trasformata nella loro “famiglia”: «Si è creato un bellissimo rapporto con il gruppo, era come se ci conoscessimo da sempre. Nella nostra squadra c’erano persone da tutto il Nord Italia: Nick da Milano, Stefano da Bassano del Grappa, Marco e Chiara da Bergamo e Brescia, Francesca e Michele da Varese, Roberta da Mirandola (Modena)».

Un'esperienza che arricchisce

Nei giorni di permanenza si lavora duro, svuotando dal fango giardini, cantine e palazzetti, trasportando un centinaio di carriole di argilla a turno, e avendo a che fare con residenti ormai non più disperati, ma rassegnati, ed estremamente grati nei confronti dei volontari. «Ma si faceva tutto con il sorriso - aggiungono i due -, ed era come se ognuno sapesse esattamente quello che doveva fare: sembrava quasi che lì si fosse creata una comunità ideale, fatta di rapporti umani genuini. Fa riflettere che ciò avvenga nel contesto di un’emergenza». Giorgio e Tiberiu sono rientrati a San Benigno domenica sera, stanchi ma soddisfatti. «E’ un’esperienza che arricchisce - dicono - Certo, speriamo che non ricapitino disastri del genere, ma se dovesse succedere, noi ci rimetteremmo immediatamente a disposizione».

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