Bertot assolto anche in appello: non causò danno erariale
L’esposto alla Corte dei Conti per l’«affaire» del teatro Vallesusa
Bertot assolto anche in appello: non causò danno erariale. L’esposto alla Corte dei Conti per l’«affaire» del teatro Vallesusa
Bertot assolto anche in appello
L’esposto alla Corte dei Conti per danno erariale per l’«affaire» del teatro Vallesusa e la famosa lettera di patronage consegnata a «garanzia» all’Unicredit, era stato formalizzato dalla Giunta di Alberto Rostagno. Ebbene, la Corte dei Conti anche in secondo grado ha assolto Fabrizio Bertot che adesso deve essere risarcito dal Comune.
I fatti
Ma ripercorriamo brevemente le tappe principali della vicenda, i cui inizi risalgono a circa 20 anni fa. Cioè a quando Unicredit decise di fare causa al Comune di Rivarolo affermando che esso, sulla base di una lettera imputata a Bertot, si fosse fatto garante di un debito sostenuto dall’azienda Rivarolo Futura (srl con partecipazione al 51% del Comune e al 49% di Asa) per un leasing immobiliare con il quale l’Ente avrebbe dovuto dotarsi di un centro fieristico e di un teatro. Debito di circa 900 mila euro che poi non era stato onorato a causa del fallimento di Asa. Nonostante la corte d’appello avesse disposto la sospensiva del pagamento, l’Amministrazione aveva deciso prima ancora di una sentenza di trattare, stipulando una convenzione in base a cui il Comune e Rivarolo Futura avrebbero versato circa 150 mila euro a testa a Unicredit, la quale quindi avrebbe ritirato la causa. E già qui vi è un dettaglio che Bertot definisce «scandaloso»: «Se la banca, come di fatto è stato, si fosse accontentata di 300.000 mila euro, non si capisce per quale motivo quei soldi non si potessero prelevare integralmente dal conto di Rivarolo Futura (che ne aveva ben di più), senza andare a pesare sulle casse comunali». Un elemento rilevato anche nell’ultima sentenza. Parallelamente, la Giunta Rostagno aveva denunciato Bertot per danno erariale, chiedendogli un risarcimento danni d’immagine e spese processuali per un totale di circa 320.00 euro.
La sentenza
Il consigliere di minoranza era stato già prosciolto in primo grado dalla sezione regionale della Corte dei Conti, che allora aveva condannato il Comune ha pagare 1.000 euro di rimborso. Ma ancora non era finita: la maggioranza aveva infatti fatto ricorso, e Bertot (affiancato dall’avvocato Carlo Alberto Ciani) si era dovuto difendere nuovamente presso la sezione d’appello. Il 13 settembre c’è quindi stato il dibattimento a Roma (con l’imputato presente) e, pochi giorni fa, la sentenza, che non solo conferma la prima assoluzione ma parla di proscioglimento “nel merito”, ponendo in carico al Comune un ulteriore risarcimento di 1.600 euro. Un passaggio del testo giudiziario è particolarmente significativo: «In assenza di prove della trasmissione della lettera alla banca, nonché dei presupposti autorizzativi risulterebbe comunque difficile ricondurre causalmente a detta dichiarazione il danno determinato dalla transazione sottoscritta dal Comune». Che, per Bertot, significa solo una cosa: il danno, esclusa la sua responsabilità, è da attribuire alla convenzione firmata dall’amministrazione Rostagno.
Il commento di Bertot
E il capogruppo di Riparolium non perde l’occasione per scoccare una delle sue classiche frecciate: «Restituisco al sindaco le parole che sgarbatamente ha rivolto al consigliere Raimondo all’ultimo consiglio comunale: si deve vergognare! Perché quella storia avrebbe potuto chiudersi senza tirar fuori soldi dalle casse comunali, ma lui ha voluto a tutti i costi che il Comune pagasse in quanto convinto che la colpa sarebbe ricaduta su di me e che ciò avrebbe ostacolato la mia ricandidatura a sindaco. Ha usato impropriamente denaro pubblico che poteva essere risparmiato, soltanto per le sue bieche esigenze elettorali. Ma capisco che quando non si può parlare bene di sé stessi, si cerchi di gettare fango sugli altri. Io gli attribuisco tutta la responsabilità politica del danno». E poi infierisce ancora: «Mi accusava di danneggiare l’immagine del Comune qualcuno che di lì a pochi mesi avrebbe dovuto affrontare un processo per omicidio colposo (per il caso del sottopasso di Feletto, ndr)». Anche il collega di minoranza Aldo Raimondo ha espresso soddisfazione per l’esito del processo: «Tutti i consiglieri di Riparolium degli ultimi anni possono finalmente togliersi un bel “sassolone” dalla scarpa», ha dichiarato.