dopo la protesta nel carcere di ivrea

Sovraffollamento e criticità alla Casa Circondariale eporediese: l’allarme del Movimento Forense

Dopo la rivolta del 29 maggio, il Dipartimento Carceri del Movimento Forense denuncia carenze strutturali e gestionali: «Sistema in sofferenza, servono interventi urgenti e una riforma vera nel segno della dignità e della rieducazione».

Sovraffollamento e criticità alla Casa Circondariale eporediese: l’allarme del Movimento Forense
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Sovraffollamento e criticità alla Casa Circondariale eporediese: l’allarme del Movimento Forense. Dopo la rivolta del 29 maggio, il Dipartimento Carceri del Movimento Forense denuncia carenze strutturali e gestionali: «Sistema in sofferenza, servono interventi urgenti e una riforma vera nel segno della dignità e della rieducazione».

Sovraffollamento e criticità alla Casa Circondariale eporediese

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Il Dipartimento Carceri Movimento Forense denuncia criticità strutturali e sistemiche alla Casa Circondariale di Ivrea ,a seguito della rivolta e della visita di venerdì 29 maggio.

All’indomani della rivolta che ha coinvolto alcuni detenuti presso la Casa Circondariale di Ivrea, il Movimento Forense Torino con il Dipartimento Carcere Movimento Forense (rappresentato da Carmen Bonsignore), congiuntamente a Nessuno Tocchi Caino e all’Associazione Adelaide Aglietta, ha effettuato una visita all’interno dell’istituto.
La situazione riscontrata, sebbene non tra le più gravi nel panorama penitenziario nazionale, evidenzia comunque criticità significative.
A fronte di una capienza effettiva di circa 175 posti, la struttura ospita oggi circa 273 detenuti, con un evidente sovraffollamento.
Le celle, occupate da due persone, sono dotate di letti a castello e di uno spazio interno separato che funge da area comune per i servizi igienici e la cucina, ma privo di acqua calda.
Le dimensioni ridotte degli ambienti comportano una limitata possibilità di movimento, incidendo negativamente sulle condizioni di vita all’interno dell’istituto.
La carenza di personale, sia amministrativo che di polizia penitenziaria, pur non essendo tra le peggiori in Italia, influisce sull’organizzazione e sull’effettiva fruibilità delle attività trattamentali e rieducative, che non riescono a essere garantite a tutti i detenuti.
Tra le criticità più evidenti, si segnala la copresenza, nello stesso istituto, di soggetti condannati a pene brevi (inferiori a 5 anni) e di detenuti con pene più lunghe, circostanza che di fatto vanifica la distinzione tra casa circondariale e casa di reclusione, generando confusione nella gestione e nelle prospettive trattamentali.
L’impressione emersa durante la visita è quella di un sistema in sofferenza, nel quale, nonostante l’impegno concreto e quotidiano del personale, gli sforzi individuali non sono sufficienti a colmare le lacune strutturali e organizzative.
Ne deriva un profondo scollamento tra le percezioni dei detenuti e quelle degli operatori penitenziari.
Il Dipartimento Carceri del Movimento Forense ribadisce la necessità di un intervento urgente da parte delle istituzioni centrali: serve una progettualità condivisa a livello nazionale e un investimento reale nella finalità rieducativa della pena, così come previsto dall’articolo 27 della Costituzione.
La condizione delle carceri italiane deve tornare al centro del dibattito pubblico e istituzionale: è un tema di civiltà, giustizia e dignità umana.

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