il nuovo report di legambiente

In Piemonte nei primi sei mesi del 2025 bruciati 23 ettari di territorio

In Piemonte nei primi sei mesi del 2025 bruciati 23 ettari di territorio
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Il Piemonte, secondo i dati diffusi da Legambiente, è tra le regioni italiane meno interessate dagli incendi boschivi

Nel 2024 sono andati in fumo 76 ettari

Nel 2024, il Piemonte ha registrato una superficie naturale bruciata pari a 76 ettari, di cui 11 ettari costituiti da foreste e 65 ettari da altra vegetazione naturale. A questi si aggiungono 3 ettari di superficie agricola colpita, per un totale complessivo di 79 ettari bruciati. A scattare questa fotografia è Legambiente che, nei giorni scorsi, ha diffuso i dati del suo nuovo report “L’Italia in fumo” insieme a un pacchetto di 12 proposte e 5 buone pratiche da replicare a livello nazionale.

Vulnerabili anche i territori protetti

Sempre nel 2024, un incendio ha colpito anche un’area Natura 2000 della regione, interessando una superficie di 10 ettari, a conferma della vulnerabilità anche dei territori protetti, sebbene l’impatto sia stato contenuto in termini assoluti. Nel complesso, in base ai dati forniti dal rapporto, il Piemonte risulta essere tra le regioni italiane meno interessate dagli incendi boschivi nell’anno considerato. Nel primo semestre del 2025, secondo l’aggiornamento al 18 luglio, il Piemonte ha contato 3 eventi incendiari significativi che hanno coinvolto complessivamente 23 ettari di territorio. La media di superficie bruciata per evento è risultata pari a 7,67 ettari, confermando una tendenza di contenuta estensione degli incendi nella regione anche per l’anno in corso.

Un piano regionale antincendi boschivi

La Regione Piemonte si è dotata di un Piano Regionale Antincendi Boschivi per il periodo 2021–2025, finalizzato a rafforzare la prevenzione, la previsione e la lotta attiva contro gli incendi, con l’obiettivo di tutelare il patrimonio forestale e la biodiversità. Il piano prevede un’analisi dettagliata delle caratteristiche del territorio e una zonizzazione delle aree in base alle diverse classi di rischio. Vengono stabilite specifiche aree operative, identificate in funzione della pericolosità e della vulnerabilità, con l’individuazione delle azioni da intraprendere in termini di prevenzione diretta, come la riduzione del carico di combustibile vegetale, e indiretta, come la sorveglianza del territorio e l’educazione ambientale.