Stampaggio a caldo, nella piccola Ruhr timori e incertezza per 5.000 lavoratori
Le difficoltà
Se c’è una realtà che più di altre costituisce un punto di congiunzione tra economia canavesana e mercato globale questa è senz’altro rappresentata dal settore dello stampaggio a caldo, che per decenni è stato il vero motore del territorio diventandone, di fatto, anche la vocazione produttiva oltre che un elemento identitario. Tra conflitti commerciali e militari, dazi e crisi internazionali, il comparto si trova oggi notoriamente in difficoltà, gettando un’ombra di incertezza su un distretto che conta circa 5.000 addetti (10.000 se si considera l’intero indotto).
Il convegno
Ragionare intorno alle prospettive del settore è stato l’obiettivo del convegno tenutosi sabato scorso, 4 ottobre, presso la sala ex Obert di Forno, e organizzato da Fiom Cgil Torino, Spi Leghe Alto Canavese Ivrea-Caluso con il patrocinio del Comune e della Città Metropolitana. L’incontro ha riscontrato ampia partecipazione da parte di imprenditori, istituzioni, amministratori locali e lavoratori, riuscendo quindi a radunare diversi punti di vista sull’argomento e fornendo una panoramica su passato e presente dello stampaggio a caldo. I relatori coinvolti hanno trattato il tema a 360°, toccando questioni che riguardano gli operai nel loro quotidiano come la sicurezza nei luoghi di lavoro (sottolineando come, spesso, gli infortuni sono frutto sia delle disattenzioni dei lavoratori rispetto alle apposite normative sia della negligenza della proprietà), ma anche problematiche di portata internazionale come la crescente concorrenza da parte di potenze quali Cina, India e Turchia.
Il commento
In questo contesto, è stato evidenziato, il Canavese regge come mercato di nicchia e in quanto ha sviluppato la capacità di produrre particolari sui quali altrove non si hanno le stesse competenze, ma bisogna affrontare il costo dell’energia più caro d’Europa. In definitiva, «la nostra proposta, fermo restando che soluzioni facili non ce ne sono, è quella di costituire un tavolo territoriale permanente in cui coinvolgere istituzioni, sindacati e Confindustria per affrontare in maniera sinergica il problema di una crisi che sembra in procinto di aggravarsi – ha detto Angelica Liotine, responsabile Cgil Alto Canavese – In una fase complicata per tutto il mondo automotive bisognerebbe riuscire a fare squadra al di là dei soliti campanilismi».
I partecipanti
Oltre a Liotine, al convegno sono intervenuti il sindaco di Forno Vincenzo Armenio, Giuseppe Capella a nome del gruppo di lavoro, delegate e delegati del Distretto, il presidente dell’Unione Stampaggio Canavese Occidentale Dino Ruffatto, il responsabile del Centro per l’Impengo di Cuorgnè e Canavese Federico Carruccio, la consigliera delegata di Città Metropolitana su attività produttive e sviluppo economico Sonia Cambursano, Alfredo Ghella dello Spi-Cgil Leghe del Canavese e il segretario Fiom provinciale Edi Lazzi. A concludere l’incontro è stata Elena Ferro della segreteria Cgil di Torino.