Violenza a "Giulia": condanna a 3 anni e 2 mesi
Inoltre un risarcimento di 10 mila euro per la donna.
Violenza a "Giulia" condanna a 3 anni e 2 mesi. A Caselle Torinese.
Violenza a Giulia: condanna
Giulia ha avuto giustizia. Nella giornata di lunedì 18 febbraio, il giudice del Tribunale di Ivrea Anna Mascolo ha condannato il suo ex convivente, 33enne originario di Caselle e difeso dall’avvocato Virginia Iorio: l’uomo dovrà scontare una pena di 3 anni e 2 mesi di reclusione.
Condanna inasprita
Una condanna che inasprisce ulteriormente la richiesta del pubblico ministero che era stata di 2 anni e 8 mesi. Inoltre, il giudice ha predisposto la revoca della sospensione condizionale per un precedente dell’imputato: in quel caso, la condanna era stata di un anno ed era stata emessa dal Tribunale di Torino. Infine, è stato stabilito anche risarcimento provvisionale dal valore di 10mila euro. I nostri lettori ricorderanno certamente la spaventosa storia di Giulia, nome di fantasia di una giovane casellese come l’imputato.
Segregata in casa
La ragazza, che si è costituita parte civile ed è stata difesa dall’avvocato Davide Gamba, ha riferito al giudice di essere stata segregata in casa, picchiata e costretta a lasciare il lavoro e a troncare i rapporti con i familiari. La vicenda ha inizio nel febbraio del 2015 quando i due si incontrano e si innamorano e nell’estate successiva decidono di andare a vivere insieme. Il trasferimento segna l’inizio dell’incubo: è costretta a lasciare il suo lavoro e può uscire di casa solo in compagnia del convivente.
Rimane incinta...
I familiari vorrebbero riallacciare i contatti con lei ma l’imputato li respinge sostenendo che Giulia non li voglia più vedere. Nel frattempo, i due si trasferiscono a Gassino e la ragazza rimane incinta (anche il neonato avrebbe subito violenze). I genitori della vittima, però, non sono a conoscenza del trasloco e iniziano a preoccuparsi perché non li vedono più. La svolta arriverebbe nell’estate del 2016 per pura casualità.
La difesa dell'uomo
La madre vede per strada l’imputato e senza farsi scoprire, lo segue fino alla loro nuova abitazione. Arrivata a Gassino riesce ad entrare nell’appartamento con uno stratagemma. Può così incontrare la figlia, visibilmente dimagrita secondo la madre, che si confida con lei e le racconta le vessazioni subite. L’imputato, però, nega i fatti in questione e rovescia sull’ex compagna le accuse di violenza sul minore: seconda la sua legale, mancano elementi che mostrino chiaramente la colpevolezza dell’uomo.