Parigi-Dakar: quinta esperienza per l'imprenditore valperghese Michele Cinotto

Parigi-Dakar: quinta esperienza per l'imprenditore valperghese Michele Cinotto
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La Parigi-Dakar 2020 è stata la quinta esperienza per l'imprenditore valperghese Michele Cinotto e... «Ogni volta come la prima».

Quinta Parigi-Dakar per l'imprenditore Michele Cinotto

«Per me questa era la quinta esperienza alla “Dakar”. Quando ci siamo trovati al via non nascondo che ho provato un’emozione fortissima. Avevo i brividi...» Michele Cinotto, classe 1959, pilota di Valperga che nella sua carriera ha vinto tanto e si è tolto grandissime soddisfazioni nel mondo dei rally nazionali ed internazionali, con le sue parole al meglio «spiega» ciò che regala il vivere la competizione dedicata ai motori più seguita del pianeta. Competizione che per la prima volta nella sua storia è andata in scena in Arabia Saudita, mettendo a dura prova auto, moto, camion e naturalmente equipaggi impegnati in 12 estenuanti tappe.

Un'avventura straordinaria

Affiancato dall’eporediese Marco Arnoletti, Cinotto ha raggiunto il traguardo finale, soddisfatto a pieno per avere vissuto un’altra avventura straordinaria.
A livello di classifica, l’imprenditore valperghese, che in passato (2016) si era già aggiudicato la vittoria nel proprio gruppo, si è dovuto «accontentare» del 25esimo posto. «E’ stata una corsa parecchio “in salita” - racconta - perché a partire dalla seconda prova abbiamo dovuto fare i conti con una serie di problematiche che ci hanno rallentato, e non poco. Ad un certo punto ho guardato Marco e gli ho detto: “Adesso divertiamoci e godiamoci questa corsa, pensando soprattutto ad arrivare sino in fondo”. Ciò non significa che non abbiamo lottato, sia chiaro, ma abbiamo avuto l’opportunità di vivere questa trasferta in Arabia con meno pressione e più attenzione a quanto ci circondava». Un paesaggio incredibile, che ha reso la «Dakar 2020» strepitosa.

Un'edizione "dura"

«Si è passati dai primi giorni dove abbiamo corso in mezzo alle rocce, per poi arrivare al deserto puro, alle dune. Il tutto per altro in clima a livello termico caratterizzato da temperature molto basse. Senza contare che ogni giorno facevamo dai 750 agli 800 chilometri tra trasferimenti e gara vera e propria. E’ stato ancora una volta stimolante e carica di emozioni. Un’esperienza che mi spinge sin da ora a dire che mi presenterò al via anche della “Dakar 2021”.

Passione che non tramonta

Quella in Arabia Saudita è stata solo l’ultima bella esperienza vissuta da Michele Cinotto. Il quale, in realtà, non si immaginava di partecipare. «Ero reduce dal Campionato del Mondo della categoria SSV, dove ho conquistato il secondo posto alla fine di una stagione che mi ha visto a lungo in lotta per il titolo iridato. Qualche giorno prima della partenza mi è arrivata una telefonata, nella quale, vista la disponibilità di un mezzo, mi si proponeva di partecipare. Devo dire che non ci ho pensato molto: ho accettato volentieri, perché ciò che ti regala questo evento è unico.

«Ogni volta come la prima»

Per capire cosa si prova quando si partecipa alla «Dakar»... bisogna viverlo sulla propria pelle. «Non è solo l’adrenalina regalata dalla corsa in sé - spiega ancora Michele Cinotto - E’ tutto ciò che ti circonda ad essere incredibile. Alla fine di una estenuante giornata di gara arrivi in questo parco chiuso, dove ci sono 4mila persone e qui hai l’opportunità di fare amicizie, confrontarti con gli altri partecipanti, vivere dei momenti intensi pure sotto il punto di vista umano. Maurizio Dominella, con il quale ho corso in passato in questa competizione, è alla sua 28esima esperienza ma ogni volta mi dice che è sempre come fosse la prima».

A fianco della «Opsomai Onlus»

La corsa del duo Cinotto-Arnoletti in Arabia Saudita è stata anche caratterizzata da un messaggio importante, lanciato nel nome della sensibilizzazione. «Sul fianco del nostro mezzo spiccava il nome della «Opsomai Onlus», realtà nata nel 2019 e che sostiene la ricerca riguardante le malattie genetiche rare dell’occhio, in particolare di quelle che si manifestano fin dalla nascita. Il palcoscenico della “Dakar” ci è sembrato uno dei luoghi ideali al fine di sostenere chi sta facendo tanto per cercare di dare una speranza, un aiuto ed un sostegno a questi bimbi ed alle loro famiglie».

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