Il campione si racconta

Fabrizio Topatigh: non solo sport nella vita dell'atleta eporediese

Da qualche giorno, gestisce la pagina social dell’Associazione di Studi e Arte Canavesana

Fabrizio Topatigh: non solo sport nella vita dell'atleta eporediese
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Fabrizio Topatigh: non solo sport nella vita del'atleta eporediese. Da qualche giorno, gestisce la pagina social dell’Associazione di Studi e Arte Canavesana.

Fabrizio Topatigh

Le parole di Josef Kote, artista di origini albanesi, accompagnano quelle che sono le imprese sportive e non dell’eporediese Fabrizio Topatigh: «La vita è troppo strana: ci vuole la tristezza per sapere cosa sia la felicità, il rumore per apprezzare il silenzio e l’assenza per valutare la presenza...». Un uomo ed un appassionato di ciclismo, oltre che atleta di tutto rispetto (ricordiamo che nel mondo del paraciclismo si è tolto più di una soddisfazione, sia nella disciplina della mountain bike come in pista, senza naturalmente dimenticare le gare su strada), che nel suo vivere quotidiano da tanto di sé, mettendosi pure a disposizione degli altri. Infatti, non c’è il solo «pedalare» a rendere Fabrizio persona attenta e sempre attiva. Ci sono anche ulteriori aspetti che lui stesso racconta.

Resilienza

«Oltre alla parte agonistica, di cui vado fiero, credo fortemente nell’importanza della resilienza, una prova che oggi siamo chiamati tutti a trovare dentro di noi. Nella vita di tutti i giorni lavoro per un impresa di sanificazione e pulizie. Siamo funzionali alle aziende "strategiche" e alle strutture sanitarie. Si parla poco di noi e del lavoro di milioni di persone che nel silenzio si alzano a tutte le ore per eseguire il loro compito. Pulire nonostante i timori e la paura. Siamo presenti per garantire appunto la sanificazione e la protezione delle persone. Certamente starei a casa, però il senso del dovere ci impone di non rinunciare alla missione». Nella vita di Topatigh la bicicletta ha sempre svolto un ruolo importante: «E’ la mia valvola di sfogo. Adesso, in questo periodo così delicato, è piazzata sui rulli in una stanza. La musica riempie lo spazio circostante di colori, odori e perché no anche di tanti ricordi». Negli anni Fabrizio si è dimostrato attento pure ad altri aspetti. E’ stato testimonial per l’Avis, ha dato il suo contributo anche nell’organizzazione di importanti eventi sportivi e non solo, confermando una sensibilità spiccata.

Associazione di Studi e Arte Canavesana

«Ultimamente - spiega ancora l’eporediese - do libero sfogo anche ad un aspetto lucido e culturale. Infatti sto gestendo la pagina social dell’Associazione di Studi e Arte Canavesana, scrivendo o condividendo contenuti. Così, tornando sempre a ricollegarci a quelle che sono settimane piene di incognite e di timore, spero di far passare qualche minuto di svago alle persone che la seguono. In qualche modo ho risposto all'appello del ministro Dario Franceschini, in cui chiedeva di fare la propria parte condividendo la cultura su ogni pagina o televisione». Infine, come non sottolineare che uno sportivo quando gareggia, nella vita come in corsa, ha sempre nel cuore e nella mente la propria famiglia. Punto di riferimento, base sulla quale poggiarsi saldamente per intraprendere ogni sfida. I propri cari che in questi giorni per forza di cosa sono distanti. «Gli affetti sono senza dubbio messi a dura prova in tale periodo. Non certo per dissapori, ma per la mancanza del contatto. Ognuno di noi vive a casa propria, lontani da possibili trasmissioni del contagio. Lontani ma vicini, attraverso una voce udita dal telefono, una video-chiamata, un messaggio. Piccole cose fino a ieri, che invece oggi risultato ricche di emozioni, che divengono irrinunciabili».

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