Defunti Coronavirus le regole non sono uguali per tutti
Il drammatico racconto dei titolari delle agenzie di pompe funebri
Defunti Coronavirus le regole non sono uguali per tutti
Defunti Coronavirus
Durante l'emergenza Covid 19 le immagini, drammatiche e toccanti, dei camion militari carichi di bare con i defunti Coronavirus che lasciavano Bergamo alla volta dei templi crematori di mezza Italia hanno fatto il giro dei media italiani ed internazionali. Impossibile trattenere la commozione davanti a quelle scene. Impossibile non pensare a quei familiari, mogli, figli, fratelli impossibilitati anche solo nel dare un ultimo saluto, una carezza od un bacio a coloro a cui eravamo legati dal più profondo dei sentimenti, l’amore, e che questo «nemico invisibile» a loro strappato. E’ purtroppo complicato anche morire al tempo della pandemia che ha colpito tutto il mondo, e che in Italia ha fatto decine di migliaia di morti. Deceduti ai quali sono praticamente negate e le esequie pubbliche e che vengono seppelliti in fretta e furia. Anche nel territorio del Canavese la situazione legata alle cerimonie funebri è condizionata ad un protocollo ben preciso e limitante. Protocollo che che le agenzie specializzate devono obbligatoriamente seguire.
In difficoltà le pompe funebri
Anche se la situazione non è sempre così facile da gestire. «Va sottolineato che ogni ospedale applica dei protocolli diversi - spiega Gianni Biesta, uno degli storici titolari di pompe funebri del territorio - Ci dobbiamo infatti a dover affrontare situazioni ed obblighi diversi a seconda di dove dobbiamo recarci per il recupero della salma». A confermarlo anche Alessandro Riva, che invece gestisce le sedi di Cuorgnè e di Locana. «Ci troviamo a volte in difficoltà, perché appunto ognuno ha una linea diverso di comportamento. Situazione della quale abbiamo parlato con i colleghi e che ci trova tutti d’accordo sul fatto che sarebbe molto più semplice che tutti gli ospedali del territorio applicassero le stesse regole, alleggerendo anche il nostro lavoro, che in questo periodo è davvero più difficile». Le regole per la trattazione delle salme, in particolare quelle che sono decedute per Covid 19 (o si presume che siano mancate per il virus...): «I corpi non subiscono vestizione come invece nella prassi normale - dicono sia Biesta che Riva - Vengono invece avvolti in speciale sudari che sono impregnati di disinfettante, quindi vengono inserite in una doppia cassa, oppure in una soltanto ma sul corpo viene messa una speciale copertura di sicurezza. Quindi la cassa viene sigillata ermeticamente e quindi la si trasporta direttamente al cimitero per la tumulazione». Il momento è delicato, visto che il Coronavirus in queste settimane ha continuato a dilagare, con la nostra zona che solo in questi momenti sta facendo i conti con il «picco» previsto.
Sofferenza e paura
Lavorare in questa situazione e con una spada di Damocle di questo tipo non può che mettere un po’ di ansia tra coloro che fanno questo mestiere così importante e delicato. «Non potrebbe essere altrimenti - spiega ancora Alessandro Riva - perché ci troviamo anche noi a fare i conti con paura ed incertezza. Stiamo lavorando con tutte le protezioni necessarie, tra mascherine, tute, calzari e guanti che dobbiamo cambiare costantemente. La necessità di entrare in spazi chiusi come ospedali e camere mortuarie adesso come adesso, con il clima che si vive e le ristrettezze che abbiamo già rimarcato in precedenza, non fanno che farci fare le cose sapendo di dover fare i conti con tensioni e dubbi. Però è il nostro mestiere, quello che abbiamo scelto e che cerchiamo di fare il meglio possibile». Sulla stessa linea di pensiero è Biesta: «Si lavora naturalmente con la paura, perché alla fine quando torniamo a casa abbiamo a che fare con le nostre famiglie e con le persone a cui vogliamo bene. Quindi, oltre a timore di poter contrarre il Covid 19 c’è anche il pensiero costante di rischiare di trasmetterlo ad altri. Anche per quanto riguarda la nostra realtà facciamo massima attenzione a tutte quelle che sono le regole da seguire fuori e dentro gli ospedali, come al cimitero». E’ vero, infine, che col passare dei giorni c’è pure un’altra problematica: «Quella legata alla reperibilità del materiale di sicurezza - concludono Gianni ed Alessandro - Si tratta di un’altra questione con la quale costantemente convivere, visto che la reperibilità diventa sempre più complicata per tutti gli operatori del settore».