Mense scolastiche, settore in ginocchio, lavoratori senza stipendio
La crisi economica causata dal quella sanitaria miete vittime in tutti i settori, anche in quello delle mense scolastiche, lavoratori senza stipendio da due mesi.
Mense scolastiche
«Non ci hanno erogato ancora nessun contributo, così senza stipendio e cassa integrazione molte di noi non sanno più come pagare mutui, affitti e bollette». La crisi da «Coronavirus» presenta un conto salatissimo per gli addetti e addette alle mense scolastiche della nostra zona. Spenti i fornelli e le luci delle aule scolastiche sono rimasti drammaticamente soli. Una situazione non più tollerabile, come fatto notare nei giorni scorsi dalla segretaria della Fisascat Cisl Torino-Canavese, Olga Longo, che ha posto l’accento su un comparto duramente colpito dalle conseguenze del lockdown.
2mila e 500 lavoratori fermi
E’ un vero e proprio «allarme» quello che arriva dal sindacato, perché, ci sono, solo nella nostra provincia, circa 2mila e 500 lavoratori e lavoratrici che non ricevono più le retribuzioni da quando è iniziata l’emergenza epidemiologica da Covid-19. Pallottoliere alla mano, è una criticità che riguarda in Canavese più di 500 operatori del settore, che con le scuole chiuse da febbraio si trovano senza un euro di stipendio. A far paura c’è anche l’imminente arrivo dei mesi estivi durante i quali gli istituti scolastici sono normalmente chiusi e cuoche e operatori sono sospesi senza guadagnare nulla. Timori e sconforto sono tangibili tra i diretti interessati, come evidenziano le maestranze sindacali di tutta Italia.
Un settore in ginocchio
«Basta guardare la busta paga di una delle nostre lavoratrici delle mense scolastiche di Torino e Provincia per accorgersi di questa enorme criticità – spiega Olga Longo di Fisascat Cisl Torino e Canavese – Il netto è zero. Lei, come molti altri operatori ed operatrici delle mense delle scuole locali, ha smesso di lavorare dal 23 febbraio scorso. Ha preso qualche soldo all’inizio di marzo e poi più nulla. Si tratta, è evidente, di un settore praticamente in ginocchio, allo stremo. Non ci dimentichiamo che sono lavoratori con retribuzioni basse, quasi tutti “part-time”. Tra l’altro, hanno una sospensione estiva, quindi già normalmente nei mesi di luglio e agosto non percepiscono lo stipendio. A peggiore la situazione il fatto che in questo momento non stanno vedendo “una lira”». E’ un appello accorato, ma anche una chiamata di responsabilità quello che arriva da Fisascat Cisl Torino e Canavese: «Le aziende sono responsabili di quello che sta succedendo, perché pur essendo aziende multinazionali e grandi aziende del settore hanno deciso di non anticipare il trattamento di cassa integrazione. A parte alcune società cooperative come Camst e Cirfood, quasi nessuna ha attivato questi strumenti per i propri dipendenti, pensando unicamente alla loro sopravvivenza. Purtroppo, nel nostro territorio ci sono aziende molto “rigide” che non hanno anticipato nemmeno le “ferie”. Questi comportamenti non virtuosi hanno ridotto sul lastrico i loro lavoratori». Non è accettabile aggiunge con fermezza Olga Longo: «Le aziende devono mettere mano al portafoglio e devono anticipare ai loro dipendenti quello che è giusto».