Associazioni e centri sportivi canavesani in difficoltà causa lockdown
A confermare il periodo ed il futuro incerto i responsabili dell'Area Servizio 33 di Cuorgnè.
Non solo i grandi eventi sportivi hanno patito. Associazioni e centri sportivi canavesani in difficoltà causa lockdown.
Associazioni e centri sportivi canavesani in difficoltà causa lockdown
L’emergenza da Coronavirus e il conseguente lockdown non ha messo in crisi solo le massime competizioni sportive, come le Olimpiadi o il campionato di calcio, ma ha colpito duro soprattutto l’attività sportiva di base, la cui continuità è oggi seriamente minacciata. A farne le spese sono state, specialmente in questo inizio di Fase 2, le associazioni, le società sportive e i centri, che offrono un ampio servizio alla comunità.
La testimonianza dall'Aea Servizio 33
Proprio come accade a Cuorgnè, dove non c’è ancora una data cerchiata in rosso sul calendario per la riapertura della piscina polifunzionale. La serranda dell’Area Servizio 33 di via Torino è, infatti, ancora abbassata. Inaugurata nel 2018, per i cuorgnatesi e canavesani era un sogno diventato realtà in città dopo diversi decenni di attesa. Si tratta di un vero e proprio moderno centro benessere con area relax con spazio giochi per i bimbi, spa, bar e piscina. Una bella iniziativa realizzata con successo da un imprenditore privato, Carlo Fenoglio Gaddò, che di fatto ha portato a termine la riqualificazione di uno spazio importante completando nel giro di due anni i lavori di recupero del complesso che aveva ospitato la storica officina Fiat del paese. «A oggi non sappiamo quando e come riprenderemo le attività – commenta Carlo Fenoglio Gaddò, che è anche responsabile della Protezione civile di Valperga – Sulla gestione di questa fase 2 preferisco non commentare. E’ chiaro che ci sono delle criticità. Quali saranno le nuove norme igienicosanitarie? Le misure restrittive da applicare? A differenza delle palestre, non è per esempio pensabile la riapertura di una piscina senza poter utilizzare gli spogliatoi».
Occorrono delle certezze per tutto il settore
Va bene riaprire con gradualità, prevedendo una riduzione del numero di persone in acqua e, in generale, negli ambienti, ma servono certezze per il settore dello sport&wellness, che vale in Italia circa 10 miliardi di euro e che vede 20 milioni di italiani praticare attività sportive con un impegno più o meno regolare. «Abbiamo in Area Servizio 33 undici dipendenti – conclude Carlo Fenoglio Gaddò – Abbiamo chiuso, responsabilmente, già prima dell’arrivo del Dpcm del Presidente del Consiglio Conte. Per il momento, non abbiamo riaperto il bar per il servizio di take away perché troppo limitativo per noi. Attendiamo informazioni certe dal Governo per poter riprendere l’attività. Il problema è che si parla poco di noi e le ipotesi che si leggono sui media sono tutt’altro che confortanti».