I guardaparco del Gran Paradiso salvano un'aquila reale ferita
ll rapace è ferito ad un’ala e presenta sintomi di sospetto avvelenamento da piombo.
I guardaparco del Gran Paradiso salvano un'aquila reale ferita in località Chiapili Inferiore a Ceresole Reale. ll rapace è ferito ad un’ala e presenta sintomi di sospetto avvelenamento da piombo.
I guardaparco del Gran Paradiso salvano un'aquila reale ferita
Domenica scora, 27 giugno 2021, i guardaparco del Gran Paradiso hanno salvato un’esemplare adulto di aquila reale a Ceresole Reale. L'animale era stato notato in località Chiapili Inferiore da una turista che ha immediatamente allertato gli enti preposti. Quando la guardaparco Raffaella Miravalle e il caposervizio della Valle Orco, Piero Chabod hanno raggiunto l'esemplare, questi si trovava su una roccia nei pressi della salita dello skilift, visibilmente ferita ed impossibilitata a spiccare il volo.
La cattura
Con molta attenzione e professionalità i guardiaparco, sono riusciti a immobilizzare l'aquila e avvolgerla nei teli. L’animale, debole e spaventato, non ha opposto resistenza.
Le cure
L'animale è poi stato curato dal veterinario Michel Mottini alla Casa di Cura Veterinaria Mont Emilius, convenzionata con la Regione Autonoma Valle d’Aosta per questo genere di interventi.
Condizioni precarie
Le condizioni dell’aquila sono risultate molto precarie, il rapace presentava una ferita all’ala sinistra, sintomi di debolezza, deperimento, ipotermia e disidratazione con ipotetici segnali di saturnismo, l’avvelenamento da piombo è infatti una delle principali cause di morte in questa specie. Bisognerà attendere quindi le indagini cliniche per sapere se l’animale si riprenderà e se sarà possibile un successivo rilascio in natura.
Secondo caso in pochi mesi
Quello di domenica non è il primo episodio di questo genere: lo scorso febbraio, infatti, i guardaparco del Gran Paradiso sono stati chiamati ad un intervento simile in Valsavarenche. In questo caso, l'animale, dopo le cure, è tornato a volare nei cieli dell’area protetta a fine marzo.
Foto Pierluigi Cullino