"Incontro al futuro": si procede ma non senza intoppi
Il programma di seconda accoglienza prosegue nella casa di Vallo lottando contro l'emergenza Covid-19.
"Incontro al futuro": si procede ma non senza intoppi. Il programma di seconda accoglienza prosegue nella casa di Vallo lottando contro l'emergenza Covid-19.
"Incontro al futuro"
Il programma di seconda accoglienza prosegue nella casa di Vallo, a cura dell'Unità Pastorale 33 e della diocesi di Torino. Di recente si sono presentati dei problemi legati all'emergenza Covid 19 e non al comportamento degli ospiti. Per due mesi e mezzo sono rimasti chiusi nell'abitazione a pochi passi dalla chiesa di San Secondo. Informa il referente Riccardo Gili: “Terminato il “blocco totale”, i rifugiati politici hanno ripreso a lavorare. Tuttavia hanno perso mesi preziosi per lavorare e aiutare la famiglia d'origine”.
Non abbassare la guardia
Gli organi d'informazione nazionali hanno spostato l'attenzione del problema degli immigrati a quello dovuto alle conseguenze della pandemia sull'economia reale. Osserva Gili: “La questione stranieri sembra superata. In realtà non è così. L'epidemia ha complicato la situazione di gente con il permesso di soggiorno per motivi umanitari, lasciandole senza alloggio e lavoro. Sul territorio vallese sono tre i posti disponibili da sei mesi”. Due soggetti hanno deciso di continuare il percorso iniziato con l'Unità Pastorale 33 e la diocesi di Torino. Mentre una persona ha deciso di ritornare in Africa. Verrà presto sostituita dall'ufficio migrantes.
Manca il lavoro
I volontari si sono resi conto che un'accoglienza sul nostro territorio non è così semplice. Chi abita a Torino ha maggiori occasioni d'impiego e teoricamente più possibilità di sopravvivere. Finché non si trova un'occupazione stabile, le cose saranno sempre complicate. Si è studiato un programma individualizzato per ognuno. Conclude Gili: “Il nostro obiettivo è renderli autonomi, altrimenti tutti gli sforzi saranno vanificati. In futuro sono previste anche delle attività di restituzione nel comunità che li ospita”.