«L’imbarazzante post sui social del capogruppo di Fratelli d’Italia»
Il consigliere comunale ha respinto le contestazioni mossegli e ribadito che non è «body shaming»

«L’imbarazzante post sui social del capogruppo di Fratelli d’Italia»
Il post di Cantoni
«La gentile signorina con due gatti sotto le ascelle e la bandiera della Palestina in mano è la stessa Francamente che definì il Tricolore italiano come anacronistico. A quanto pare preferisce il Quadricolore palestinese… Bisognerebbe solo spiegarle, alla luce della sua appassionata partecipazione al Gay Pride di Torino, cosa succede agli omosessuali in Palestina e in buona parte dei paesi arabi. Francamente, imbarazzante». Questo il post del capogruppo di FdI, Andrea Cantoni, pubblicato sulla sua pagina social con la foto dell’attivista mentre manifesta al Gay Pride di Torino, sventolando una bandiera della Palestina.
La reazione delle Democratiche di Torino e dell'assessora Calosso
«Esprimiamo la nostra ferma solidarietà alla vittima di body shaming e condanniamo con forza la violenza verbale condivisa dal consigliere comunale di Ivrea di Fratelli d’Italia, Cantoni, su Facebook – il commento delle Democratiche di Torino e dell’assessora Gabriella Colosso di cui è esponente – Questo attacco, di natura politica, denigra l’aspetto fisico di una donna e rappresenta non solo una grave mancanza di rispetto ma un comportamento inaccettabile che offende tutte e tutti». Ed aggiungono: «In un dibattito pubblico e politico, parole di questo tipo non devono mai trovare spazio. Ricordiamo al consigliere che ogni parola ha un peso e ogni gesto può avere conseguenze profonde. Chi ricopre ruoli di rappresentanza ha il dovere di promuovere un ambiente inclusivo e di utilizzare un linguaggio rispettoso delle differenze e dei diritti di tutti e tutte. Ci auguriamo che Fratelli d’Italia prenda una netta distanza da queste parole e le condanni pubblicamente. Noi continuiamo a credere in un dialogo civile e nella bellezza delle differenze». L’assessora Colosso ha inoltre rimarcato come almeno una donna su due sia in media oggetto di scherno, attraverso espressioni fin troppo colorite, sul proprio corpo: «Quando ci si sofferma su questi aspetti fisici, anziché sul piano dei contenuti, significa che non si hanno evidentemente altri argomenti».
La condanna di Spitale
Anche il presidente del Consiglio comunale, Luca Spitale, ha disapprovato il linguaggio usato da Cantoni nel post: «Ritengo quelle frasi di una gravità assoluta, dovrebbe ricordarsi sempre del rispetto che si deve ad una donna, proprio lui che riprende me perché ho alzato la voce contro la consigliera Elisabetta Piccoli in una fase concitata del Consiglio».
La presa di distanza di Piccoli
Ed anche la capogruppo di Progetto Ivrea Elisabetta Piccoli ha preso le distanze delle frasi scritte dall’esponente di opposizione: «Non è mai positivo denigrare le persone, donne o uomini, e ci si dovrebbe astenere dai commenti sul corpo di una donna o di uomo, ma concentrarsi sui problemi reali». E Piccoli ha sottolineato, ricordando situazioni accadute anche a livello nazionale tanto contro Giorgia Meloni, quanto Elly Schlein: «Certi tipi di frasi dette, sia contro una parte o l’altra, sono sempre sbagliate».
Le reazioni della Sinistra e dei Pacifisti
Il linguaggio usato da Cantoni nel suo post ha suscitato poi le reazioni dei gruppi politici extra consiliari, in particolare della Sinistra e dei Pacifisti: «Faccio i miei complimenti al consigliere comunale di FdI Cantoni per essere riuscito in un solo breve post a mettere insieme islamofobia, omofobia e body shaming. Per una figura istituzionale qual è un consigliere comunale che era anche candidato sindaco a Ivrea, veramente una bieca caduta di stile, e dire che il personaggio mira ad essere uomo di stile, ma poi non di rado scivola nel triviale – la riflessione, in sintesi, di Cadigia Perini esponente della Sinistra e dei Pacifisti di Ivrea – La donna presa di mira dal consigliere, è una giovane artista impegnata nei diritti civili e nel sociale che attraverso la sua musica vuole sensibilizzare in particolare contro le discriminazioni di genere e promuovere un mondo più inclusivo. Una donna libera che liberamente esprime i suoi pensieri, come ha diritto di fare. L'attacco del consigliere Cantoni è dunque gratuitamente volgare, infimo, deprecabile e non può passare come pensiero estemporaneo. Esprime dunque un pensiero politico, e non strettamente personale».
I commenti di Franco Giorgio e Serena Grassino
Sulla stessa linea anche il commento di Franco Giorgio, riprendendo il post di Cantoni sul proprio profilo social ed invitandolo a «vergognarsi per quelle parole». La sindaca di Strambino, Sonia Cambursano, nonché delegata della Città Metropolitana di Torino, definendo il messaggio «becero e retrogrado», ha dichiarato: «Le argomentazioni usate qualificano chi le usa, non chi le riceve. Non sempre la giovane età è sinonimo di apertura mentale». A prendere le distanze anche la sua vice, Serena Grassino, peraltro esponente del CdA di Aeg: «Lasciando la politica fuori dall’azienda, mi dissocio in generale da pensieri come questi e da chiunque li esprima».
La replica di Lotito
Non si è fatta attendere la replica di FdI che, attraverso il coordinatore cittadino Fabrizio Lotito, ha affermato: «In una città come Ivrea, che ama definirsi culla del pensiero critico e della giustizia sociale, dove ogni sabato si scende in piazza “per la pace”, ci si aspetterebbe un dibattito pubblico più onesto, meno ideologico, e soprattutto capace di distinguere tra il sarcasmo di un post e la sostanza delle posizioni espresse. E invece no: nel mirino c’è ancora una volta il consigliere Andrea Cantoni, reo di aver osato sottolineare una verità scomoda. Cantoni ha criticato, con ironia, la scelta dell’attivista Francamente di sfilare al Pride sventolando una bandiera palestinese ( dichiarando in passato che la nostra è anacronistica) , proprio mentre in Palestina – e in particolare nella Gaza governata da Hamas – i diritti delle persone LGBTQ+ sono sistematicamente negati. Un’osservazione legittima, che chiunque abbia davvero a cuore i diritti civili dovrebbe porsi. E invece, come spesso accade, il dibattito si è arenato sulle “ascelle” del sarcasmo, ignorando completamente il cuore della questione: l’incoerenza profonda di chi si proclama paladino della libertà, ma tace (o peggio, giustifica) le oppressioni quando provengono da contesti non occidentali. Cantoni ha posto una domanda scomoda, non offensiva: perché celebrare la Palestina durante un Pride, quando in quei territori le persone LGBTQ+ rischiano la prigione, la tortura, persino la morte? Perché sventolare simboli di regimi autoritari mentre si attacca Israele, l’unico Stato del Medio Oriente in cui i Pride si svolgono in libertà, protetti dalle istituzioni? Chi grida allo scandalo per presunta islamofobia o omofobia sta, forse inconsapevolmente, difendendo l’indifendibile. Non si tratta di odiare nessuno, né di semplificare un conflitto tragico e complesso. Si tratta di coerenza: se si difendono i diritti umani, lo si faccia sempre e ovunque. Anche quando a calpestarli non è “l’Occidente”, ma gruppi come Hamas o regimi teocratici come quello iraniano. Chi oggi attacca Cantoni preferisce indignarsi selettivamente: si parla di “satira sì o no”, si evocano “parole sessiste” per distogliere l’attenzione dal messaggio scomodo. Ma la realtà resta: la libertà che consente a Francamente di sfilare in sicurezza con qualsiasi bandiera, in Italia, quella stessa libertà è negata a chi, in altri Paesi, con quella stessa bandiera viene perseguitato per ciò che è o ama. Non è Cantoni a dover essere condannato. È il conformismo di chi, per timore di sembrare scorretto, rinuncia a difendere davvero i diritti umani. E allora sì, forse Ivrea dovrebbe tornare ad ascoltare davvero la voce della Resistenza e lo spirito critico di Olivetti. Perché la libertà non si difende con slogan vuoti, ma con il coraggio di dire la verità anche quando è scomoda».