"Basta aspettare! Serve un nuovo ospedale per Ivrea!" i sindacati si mobilitano

Il Segretario Territoriale NURSIND Torino: "Chiediamo agli Amministratori locali di non perdere per l'ennesima volta questo treno".

"Basta aspettare! Serve un nuovo ospedale per Ivrea!" i sindacati si mobilitano
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"Basta aspettare! Serve un nuovo ospedale per Ivrea! Operatori sanitari e cittadini lo meritano!". E' questo lo slogan che comparirà per due settimane sui manifesti per le strade della città Eporediese, a partire dal prossimo giovedì 16 Gennaio.

"Basta aspettare! Serve un nuovo ospedale per Ivrea!"

A lanciare l'iniziativa è il Nursind il Sindacato delle Professione Infermieristiche, che già in passato si era fatto promotore di petizioni e altre iniziative.
"Ero personalmente presente all'ultima Conferenza dei Sindaci - dichiara Giuseppe Summa - dove finalmente l'Assessore Icardi che ringrazio personalmente, ha pubblicamente riaperto il dialogo sul nuovo ospedale di Ivrea. Successivamente abbiamo appreso che che su proposta del Consigliere Alberto Avetta assieme alle altre forze politiche, è stato approvato ad unanimità in Consiglio Regionale, l'ordine del giorno relativo al nuovo ospedale. Come sindacato la questione dell'Ospedale di Ivrea ci sta molto a cuore, pertanto ci auguriamo e soprattutto chiediamo agli Amministratori locali di non perdere per l'ennesima volta questo treno.
Infatti questa potrebbe essere l'ultima occasione per Ivrea e se non si dovesse agire in tempi rapidi, fra un decennio il nosocomio Eporediese rischia seriamente di finire come Castellamonte. Per questo come sindacato abbiamo lanciato questa iniziativa".

La situazione attuale

"Il progetto dell'ospedale di Ivrea è fermo al 2009, quando la conferenza dei sindaci approvò la localizzazione del nuovo ospedale di Ivrea a sud dell’area Montefibre.
Quando, negli ultimi tre anni però, l’argomento è tornato d’attualità, sono emerse numerose divisioni tra amministratori locali. Nessuno vuole sostituirsi alla politica - prosegue Giuseppe Summa - e rispettiamo tutte le posizioni, ma come Sindacato lanciamo un appello urgente, affinché ognuno si assuma le proprie responsabilità, con l'obiettivo comune di procedere rapidamente alla costruzione del nuovo ospedale. Come già ribadito più volte, la struttura risale al 1956, quindi si tratta di un edificio datato con elevati costi di manutenzione annuale (circa 3 milioni di euro ogni anno) e con gravi carenze strutturali".

Un ospedale vecchio

"Da un punto di vista logistico non è assolutamente al passo con i nuovi ospedali - prosegue Summa - costruiti per funzionare secondo un modello gestionale capace di coniugare l’efficienza operativa con l’umanizzazione e con la specializzazione ed integrazione delle attività cliniche. Inoltre, numerosi sono i reparti nei quali risulta difficile se non addirittura impossibile, effettuare lavori di ammodernamento e manutenzione stessa. Alcuni servizi sono sprovvisti di impianti di climatizzazione per il periodo estivo e l'impianto di riscaldamento risulta essere decisamente datato e insufficiente durante il periodo invernale, oltre alla quasi totale assenza di un'efficace coibentazione. Perfino i servizi igienici non risultano più adeguati alle esigenze dei cittadini ricoverati e ricavare degli spazi all'interno dei servizi è diventato praticamente impossibile, tanto da ritrovarsi con alcuni servizi ambulatoriali racchiusi in pochi metri quadrati. La struttura rende quasi impossibile l'installazione di una risonanza magnetica e del reparto di terapia sub-intensiva più volte menzionato dallo stesso Direttore Generale, non si vede neanche l'ombra".

Medici in fuga

"Infine, potrebbe sembrare una banalità - conclude Summa - ma le attuali condizioni strutturali del nosocomio Eporediese, lo rendono addirittura poco appetibile al richiamo di numerosi professionisti, che guarda caso sempre più si trasferiscono verso nuove strutture come ad esempio quella di Biella. Insomma,professionisti e cittadini, meritano un nuovo ospedale che possa tornare ad essere il fiore all'occhiello della sanità piemontese. Ora la parola passa alla politica".

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