Il caso

Casi di infezione di scabbia nella Rsa

Il presidente della Rsa San Francesco: «Tutto quello che era da fare è stato fatto e tutto a spese nostre»

Casi di infezione di scabbia nella Rsa

Casi di infezione di scabbia nella Rsa

Un nuovo «nemico»

Ha un nuovo «nemico» contro cui lottare, ovviamente ben diverso e meno pericoloso di quello di cinque anni fa, ma comunque rappresenta è un’emergenza da affrontare. All’interno della Rsa San Francesco di Rivarolo Canavese si sono registrati nuovi casi di contagio da scabbia, già alcuni mesi fa si era presentato il problema dell’infezione cutanea causata dall’acaro Sarcoptes scabiei, che «scava gallerie» sotto la pelle dove depone le uova. E nel farlo, provoca un intenso prurito, soprattutto di notte, e la comparsa di lesioni cutanee; è altamente contagiosa e si trasmette solo attraverso il contatto diretto con una persona infetta o con oggetti contaminati.

La conferma della direzione

A confermarlo è la stessa direzione della casa di riposo. «In questi giorni abbiamo riscontrato nuovi contagi all’interno della struttura e abbiamo subito attivato tutti i protocolli previsti», spiega Gianni Scrinzo, presidente della San Francesco. «Abbiamo avvisato l’Asl, messo in isolamento chi è stato infettato e iniziato la profilassi con il personale che opera nella struttura e avvisato le famiglie dei nostri ospiti. Tutto quello che era da fare è stato fatto e tutto a spese nostre». Come sia arrivata però la scabbia all’interno della Rsa è difficile da capire. «La trasmissione avviene per contatto diretto e posso escludere che l’infezione sia nata per scarsa igiene. Riceviamo costantemente i complimenti per come si presentano le nostre stanze e spazi comuni per cui protendo per l’ipotesi che sia stata portata dall’esterno. Le dirò di più. Abbiamo da tempo dei macchinari in lavanderia che disinfettano e sterilizzano gli indumenti che si usano durante il lavoro, proprio per evitare queste situazioni. Da quando è stata certifica l’infezione indossiamo camici usa e getta insieme a guanti monouso quando abbiamo a che fare con pazienti alle prese col parassita. Così come la profilassi con i farmaci, tra l’altro costosi per questo genere di terapie, anche questi pagati dalla San Francesco come le visite in loco del dermatologo. E proprio per sottolineare la nostra ttenzione ad ogni aspetto abbiamo investito 100.000 euro per un sistema di controllo notturno dei nostri ospiti quando sono a letto basato sull’intelligenza artificiale, senza tralasciare tutti i corsi di formazione che offriamo ai nostri lavoratori».

La lettera al Canavese

Attenzioni che però non sono bastate per evitare il contagio. Evento, non così eccezionale, visto che solo nel giugno scorso, casi di scabbia erano stati riscontrati anche nelle corsie dell’Ospedale civico di Settimo Torinese. Ad avvelenare un clima già teso per la situazione emergenziale in corso, anche una lettera indirizzata al nostro giornale – Il Canavese – nella quale si mettono in luce quelle che – secondo l’autore o autrice anonima – possono apparire della mancanze, in particolare nei confronti delle lavoratrici sulle quali si concentra, in modo particolare, lo scritto. Accuse che la direzione respinge al mittente. «Spiace prendere atto che ci sia qualcuno all’interno della nostra organizzazione che non sia contento e che viva male il lavorare con noi. Fa male, in generale, ricevere questo genere di critiche, al limite della diffamazione, dopo tutto il lavoro che da volontari e senza percepire nulla ma per il solo desiderio di mettersi a disposizione, ogni giorno facciamo per gestire la Casa di riposo».