L'allarme

Il cimitero ebraico di Ivrea chiuso a chiave: «Obiettivo sensibile»

La figlia di un ebreo sopravvissuto ai campi: «Antisemitismo, questa ultima parola ha trovato il beneplacito di molti nelle nostre piazze e nel mondo dando sfogo a sentimenti mai sopiti»

Il cimitero ebraico di Ivrea chiuso a chiave: «Obiettivo sensibile»
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Il cimitero ebraico di Ivrea chiuso a chiave: «Obiettivo sensibile»

Un "obiettivo sensibile"

Il cimitero ebraico di Ivrea – concesso nel 1863 dopo l’abbandono del vecchio cimitero di Porta Aosta e tuttora in funzione – è uno dei luoghi definiti «obiettivi sensibili», cioè luoghi potenziali bersagli di crimini, illeciti e atti vandalici. L'attenzione è alta per garantire la sicurezza, soprattutto per i luoghi di culto ebraici. Oggi, per un controllo maggiore, il cimitero ebraico di Ivrea è chiuso per timore di possibili atti vandalici. Per accedervi è necessario recarsi nella guardiola all’ingresso del cimitero dove uno dei responsabili consegna la chiave del cancello a chi ne fa richiesta e la deve poi restituire a fine visita. Obbligatorio è anche lasciare le generalità. Questo per avere un maggior controllo sulle persone che entrano nella sezione separata del cimitero comunale.

Una precauzione necessaria

Una precauzione necessaria, visto che «ala tempora currunt» (corrono brutti tempi). Con la situazione di guerre c’è un aumento dell’antisemitismo e i brutali atti di vandalismo compiuti nei luoghi di sepoltura degli ebrei sono stati tanti in Italia. Questi brutti episodi portano ad essere prudenti e, di conseguenza, si adottano misure preventive contro quello che viene chiamato «il vandalismo religioso». L’ingresso al cimitero ebraico è separato da quello comunale, e si trova quasi alla fine della stradina sterrata che costeggia il muro di cinta. Una zona isolata. C'è paura, quindi, a lasciare il cancello aperto dove chiunque può entrare indisturbato e che potrebbe promuove l'ostilità e il disprezzo verso gli ebrei con il dileggio dei loro simboli religiosi.

La testimonianza della figlia di un sopravvissuto

Nella sede del Pd, circolo di Ivrea e Cascinette, venerdì 25 ottobre, si è tenuto un dibattito sul «Nuovo ordine mondiale e gli scenari di pace e di guerra». Ospite e relatore Luca Jahier, giornalista, politologo ed economista. «Antisemitismo, questa ultima parola ha trovato il beneplacito di molti nelle nostre piazze e nel mondo dando così sfogo a sentimenti mai sopiti e legittimando bande armate che non hanno fatto del bene ai palestinesi – l’intervento di una donna ebrea, presente tra il pubblico – E non distinguiamo più il diritto a difendersi da un attacco e questo vale per tutte e due le guerre (Israele e Ucraina) - ha spiegato – Io sono figlia di un sopravvissuto di Breitenau, denominato l'"inferno". Figlia di un ebreo venduto per 15mila lire da un non ebreo. Quel pregiudizio antiebraico di allora io lo vedo tutto oggi. Conosco la mia gente, conosco il senso di giustizia che la pervade. Nel kibbuz dell'attacco del 7 ottobre viveva la sinistra israeliana. In quel 7 ottobre io ho perso tre persone care ed una è ancora in ostaggio e non so che fine farà – ha concluso – Conoscendo la mia gente lo dico, con profonda tristezza, non si fermeranno».

L'intervento del sindaco Chiantore

Il primo cittadino Matteo Chiantore nel suo intervento ha specificato che l’Europa non è un'appendice geografica, non è un incidente della storia, ma un progetto politico nato sulle ceneri di due guerre mondiali volto a riconciliare, a fare la pace, a condividere valori, risorse per il progresso comune, ma che «l’Europa ha avuto grande successo nei primi anni del 2000 quando raggiunge l'unità – ha tagliato corto, ponendo un dilemma - ma poi si ferma lì, ed oggi ci chiediamo tutti cosa facciamo? Abbiamo moneta unica, un mercato unico, e poi?».

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