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La piccola fauna alpina è sempre a rischio... “doppiette”. L’allarme degli ambientalisti

Se ne è discusso nel convegno organizzato sabato 22 con esperti del settore

La piccola fauna alpina  è sempre a rischio... “doppiette”. L’allarme degli ambientalisti
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La piccola fauna alpina è sempre a rischio... “doppiette”. L’allarme degli ambientalisti. Se ne è discusso nel convegno organizzato sabato 22 con esperti del settore.

La piccola fauna alpina è sempre a rischio... “doppiette”

Il tema della conservazione della fauna selvatica, e in particolare di quella alpina, torna al centro del dibattito pubblico. Lo scorso autunno, le associazioni PRO NATURA, OIPA e LEAL avevano presentato un ricorso al Tar, il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte, segnalando gravi preoccupazioni riguardo al calendario venatorio e l’inclusione tra le specie cacciabili di uccelli in forte declino, come la pernice bianca, la moretta, la coturnice e il fagiano di monte. Queste specie, fondamentali per l'ecosistema alpino, sono minacciate da vari fattori, inclusi i cambiamenti climatici e l'alterazione del loro habitat.

Sospensione totale della caccia

Il 3 ottobre, il TAR aveva emesso una sospensione totale della caccia, una decisione presa in via cautelativa per tutelare la fauna alpina, ma nel giorno successivo ha fatto un passo indietro, limitando la sospensione alle sole specie già menzionate nel ricorso. Questa retromarcia ha suscitato una serie di interrogativi e preoccupazioni tra gli ambientalisti e la comunità scientifica, portando a una nuova camera di consiglio che ha accettato la richiesta di protezione per la sola pernice bianca.

Situazione urgente

«La situazione evidenzia l'urgenza di un’azione più coordinata e comprensiva per la salvaguardia delle specie a rischio – sottolinea il naturalista Aldo Chiariglione – Per questo motivo è stato organizzato un convegno dal titolo “La Piccola Fauna Alpina Da Tutelare: Il punto sui Galliformi Alpini in Piemonte”, che si è tenuto sabato 22 marzo presso la sala LanzoIncontra di piazza Rolle. Questo incontro ha rappresentato un'importante opportunità per discutere delle sfide attuali e delle strategie di salvaguardia per le specie di galliformi alpini, in un momento in cui la loro sopravvivenza è messa a dura prova». L’evento si è aperto con i saluti delle autorità locali e delle associazioni organizzatrici, seguiti da una presentazione di Aldo Chiariglione, autore della Guida Naturalistica e della Flora delle Valli di Lanzo. Chiariglione ha avuto il compito d’introdurre i temi del convegno, tracciando un quadro generale sulla biodiversità degli habitat alpini e sul ruolo cruciale che rivestono le specie oggetto di discussione. Successivamente, Massimo Bocca del GPSO, Gruppo Piemontese Studi Ornitologici “Bonelli” ha parlato delle criticità riguardanti l’acquisizione dei dati sui galliformi alpini, un problema cruciale per mappare e monitorare le loro popolazioni e sviluppare efficaci strategie di conservazione. La sua analisi ha riguardato anche le valutazioni relative alle Alpi Occidentali italiane, un'area di grande interesse per la conservazione della biodiversità. Radames Bionda, proveniente dall'ente di gestione delle Aree Protette dell'Ossola, ha portato l’attenzione sulla situazione attuale dei galliformi alpini nei parchi regionali piemontesi, evidenziando le iniziative già in atto per la loro protezione e le difficoltà incontrate lungo il percorso. La sua esperienza ha orientato il dibattito verso pratiche concrete di gestione sostenibile della fauna. Il programma è proseguito con l'intervento di Raffaele Marini, presidente della Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del CAI, che ha trattato l’approccio di responsabilità nella frequenza della montagna. Marini ha esplorato come l'impatto umano, soprattutto in termini di turismo, possa influenzare negativamente gli habitat di queste delicate specie. Infine, Piero Belletti, segretario della Federazione Nazionale Pro Natura, ha parlato delle responsabilità della Regione in merito alla protezione delle specie alpine. La sua relazione susciterà interrogativi su come la politica possa e debba rispondere alle necessità di conservazione, evitando decisioni affrettate e senza basi scientifiche. Il convegno si è concluso con un dibattito aperto, creando uno spazio di confronto tra esperti e partecipanti, al fine di elaborare proposte concrete e soluzioni pratiche per la salvaguardia della fauna alpina. «La partecipazione attiva di esperti e cittadini e fondamentale per garantire un futuro sostenibile alle specie alpine – conclude Chiariglione - contribuendo così a preservare la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi montani».

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