L'addio commosso a Pietro Fantino
L'ultimo atleta del calcio pulito e romantico del Canavese si è spento all'età di 90 anni. La sua storia raccontata dalla figlia Vilma
L'addio commosso a Pietro Fantino, uno degli ultimi romantici del calcio canavesano
L'addio commosso a Pietro Fantino
Bairo ha perso una figura importante per il paese e per la sua storia: l’intera comunità si è stretta intorno alla famiglia Fantino con commozione e affetto per la perdita del papà Pietro, durante le esequie svoltesi nel pomeriggio di lunedì 6 settembre presso la chiesa parrocchiale di San Giorgio. Pietro Fantino si è spento all’età di novant’anni all’ospedale di Ivrea il 3 settembre 2021: «Era nato il 3 novembre 1930 a Cuceglio ed è stato forse l’ultimo atleta superstite del calcio pulito e romantico giocato nel Canavese tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’50 - racconta la figlia Vilma - Lo chiamavano «Fantin» allora ed il suo nome compariva spesso sui giornali locali, quali «Paese sportivo», «Il Canavese» e la «Sentinella del Canavese», ma talvolta anche su quelli a tiratura nazionale come il «Guerin sportivo»».
Amico di Carlin Bergoglio
«Lo stesso Carlin Bergoglio, famoso giornalista e disegnatore di vignette sportive, prima al Guerin e successivamente in qualità, prima di vice-direttore e poi dal 1949 di direttore di «Tuttosport», era diventato suo amico personale, dopo averne seguito la carriera sportiva - continua la figlia - Carlin lo reputava un grande giocatore, gli pronosticava un grande avvenire ed è vero che Fantin venne contattato da importanti squadre di serie A nella stagione 1952/53, tra cui la Juventus. Purtroppo lo attendeva un destino avverso, perché proprio all’ultima partita di quel campionato si infortunò e fu ricoverato all’ospedale Maria Vittoria di Torino per essere operato al menisco».
La fine della carriera calcistica
«Un intervento di routine ai giorni nostri, tanto più che fu effettuato da un luminare dell’epoca, il professor Re: ma qualcosa andò storto ed al primo seguirono altri sei interventi. Tifosi ed amici non lo abbandonarono, lo sostennero sperando in una pronta guarigione che gli consentisse di tornare sui campi di gioco. Non andò così ed a Fantin fu purtroppo preclusa qualsiasi successiva carriera a livello agonistico. Il calcio gli restò nelle vene, così come l’amarezza per un futuro da atleta professionista ormai sfumato: mi raccontava sempre, poi a nipoti e pronipoti, che dal suo letto d’ospedale, il 23 maggio 1953, aveva sentito il crollo della guglia della Mole Antonelliana ed a quest’aneddoto si univano le storie di pallone, piene di passione, ma anche di rimpianto».
La fede granata
«La sua fede calcistica continuava, nelle fila della tifoseria granata. L’atleta si era dovuto arrendere, ma non lo sportivo. Molti nel Canavese lo ricordano ancora sui campi da bocce, dove militò per anni come puntatore per la Società Bocciofila Opel di Rivarolo di Martino Bonessa. Le sue imprese bocciofile hanno fatto parlare di lui nel Canavese e nell’intero Piemonte, avendo partecipato più volte in sua rappresentanza ai Campionati Italiani. Nel porgere le condoglianze per la sua dipartita, un giocatore di bocce di poco più giovane di lui lo ha ricordato come cordiale, giusto, umile in campo e nella vita quotidiana, amato e stimato da tutti. Con lui se va un pezzo di storia sportiva locale, ma anche un vecchio cuore granata».