«L’Orco è sempre più vicino alle nostre case: bisogna intervenire per evitare altre tragedie»
I residenti di Regione Gave lanciano l’allarme: «Non vogliamo fare la fine dell’Emilia»
«L’Orco è sempre più vicino alle nostre case: bisogna intervenire per evitare altre tragedie»
Il racconto di un residente
Finita l’emergenza, ci si dimentica nell’arco di un paio di giorni di momenti critici. Basta una bella giornata di sole, la pioggia che smette di cadere in maniera incessante, e i timori e la paura che l’acqua dei fiumi, in questo caso del torrente, possa tracimare e tornare a fare danni, scivola via. Come d’incanto. Ma per chi convive quotidianamente con le acque dell’Orco a scandire il tempo che scorre, come i residenti di Regione Gave di Rivarolo non è così. Il pensiero resta. «Erano quasi 25 anni che non mi svegliavo e dalla finestra di casa non vedevo l’Orco», ci racconta Massimo Paolini, uno dei 40 residenti delle Gave il «giorno dopo» le incessanti piogge di una settimana fa che non hanno provocati danni, ma che hanno comunque creato apprensione; nelle stesse ore in Emilia piangevano di nuovi morti, contavano le auto da buttare e le case inagibili. Il tutto, nei giorni del trentennale della tremenda alluvione del 1994 che sconvolse il Canavese. «E il fatto che dalla mia abitazione – spiega Paolini – abbia rivista il letto del torrente, cosa che non capita da quasi 25 anni, è perché la direzione del flusso sta cambiando e avvicinando di nuovo all’abitato, per colpa del fatto che all’interno del letto ci sono “ostacoli” che deviano il corso. E non potrebbe essere diversamente visto che da decenni che qui (nel tratto tra i ponti della Pedemontana e di Rivarolo) manutenzione non è stata mai fatta. Gli ultimi lavori risalgano ai mesi successivi al novembre del 1994, poi più nulla».
«Non si è fatto più nulla»
Massimo Paolini si fa portavoce dei 40 residenti alle Gave. «Nonostante il fatto che siamo noi ad abitare qui, siamo sempre gli ultimi ad essere ascoltati. In questa zona abbiamo coltivazioni e c’è una grande varietà di terreno boschivo attraverso il quale si potrebbero fare cose molto belle, come mettere a sistema i percorsi tra la vegetazione per una riscoperta del nostro patrimonio faunistico, a pochi passi dalla città. Penso a delle campestre o percorsi in bicicletta: da qui si può arrivare fino a frazione Campo di Castellamonte o ai pesi limitrofi. Un modo per riappropriarci del nostro territorio». Ma c'è un ma. «Dal 2000, ultima alluvione, non si è fatto più nulla dal punto di vista della manutenzione – continua la testimonianza – E ogni volta che c’è la piena, qui andiamo in difficoltà. Ed è naturale avere un timore in quei momenti. Anche perché l’Orco si sta “spostando” tutto verso le Gave. Ci sono detriti e materiali all’interno dell’alveo del torrente e non vorrei che si arrivasse alla tragedia che ha vissuto qualche settimana fa l’Emilia, con i morti e le spese da sostenere per la ricostruzione. Non passa giorno che il Presidente della Repubblica Mattarella non parli di prevenzione. Ma qui nulla cambia. L’Orco ha dentro 3 metri di materiali che non viene portato via da 20 anni. E quello che mi preoccupa è che l’ultima relazione della Regione dice che è tutto posto, ma vorrei vedere se uno dei firmatari di quel documento abitasse qua, se fosse così tranquillo come in teoria dovremmo esserlo a leggere quel dossier sulle condizioni idro geografiche di questo tratto dell’Orco».
L’appello agli amministratori
Poi un appello (o appunto) agli amministratori locali. «Leggo che in questa Giunta c’è chi ha contatti con la politica della Regione, Governo centrale ed Europa, bene: visto che è un assessore di questa Città, perché non si adopera anche per risolvere i problemi delle Gave, o qui siamo cittadini di serie B e non meritiamo attenzione?». Il riferimento di Paolini è all’assessore ai Rapporti istituzionali (Regione - Stato - UE) – Infrastrutture e Trasporti – Fundraising, che aggiunge: «Ma come può essere possibile che un Comune di oltre 12.000 abitanti non abbia un assessore all’ambiente?».