Obiettivo 2030 sulle rinnovabili: il Piemonte rischia un ritardo di 4 anni

Obiettivo 2030 sulle rinnovabili: Legambiente ha presentato un’analisi puntuale sui ritardi dell’Italia, sui blocchi alle rinnovabili e sulla questione aree idonee
Il Piemonte deve cambiare passo se vuole centrare l'obiettivo
La Regione Piemonte registra un andamento di installazioni superiore a quanto richiesto dagli obiettivi al 2024. Nonostante questo, però, stando al ritmo di installazione, se la Regione continua così raggiungerà gli obiettivi fissati al 2030 in 10 anni quindi con un ritardo di 4 anni. A livello regionale Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria, sono le peggiori regioni in classifica, rischiano di registrare i maggiori ritardi - stimati tra i 45 e i 20 anni - rispetto all’obiettivo fissato al 2030 dal Decreto Aree Idonee, diverso per ogni regione in base al potenziale realizzabile. Lo rende noto Legambiente che giovedì 6 marzo ha presentato alla fiera KEY di Rimini il nuovo report Scacco matto alle rinnovabili 2025, in cui è contenuto l'Osservatorio Aree Idonee e Regioni, con l'obiettivo inviare un chiaro appello al Governo Meloni e alle Regioni.
Per Legambiente sono necessari interventi strutturali
Servono interventi strutturali che Legambiente riassume in 10 proposte a partire da tre caposaldi: lo snellimento degli iter autorizzativi per velocizzare la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili; il rafforzamento del personale tecnico negli uffici regionali e comunali preposti alla valutazione e autorizzazione dei progetti e il completamento dell’organico della Commissione PNRR/PNIEC del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica; la revisione del Decreto Aree Idonee, della Legge 199/2021 - dando indicazioni univoche e meno ideologiche alle Regioni - e del Decreto Agricoltura, fornendo una maggiore distinzione tra fotovoltaico e agrivoltaico e prevedendo ad esempio la possibilità di realizzare il fotovoltaico a terra alle aree agricole all’interno nei siti di interesse nazionale e regionale da bonificare. Senza dimenticare che nel Paese è necessario avviare una “rivoluzione culturale” invitando a guardare questi impianti come occasione di investimento e sviluppo occupazionale per i territori.
Focus Aree Idonee: Piemonte non classificabile
Ad oggi, sottolinea Legambiente, sono 9 le Regioni che hanno avviato pubblicamente o approvato l’iter per la definizione delle Aree Idonee. Analizzando gli iter normativi, sono 4 le regioni - Sardegna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo – bocciate da Legambiente; 3 - Piemonte, Sicilia e Calabria – quelle giudicate non classificabili in quanto la proposta sulle aree idonee non è ancora finalizzata o incompleta; una regione rimandata – la Puglia - e una sola è stata promossa - la Lombardia - seppur il suo iter non si sia ancora concluso. Le altre 11 regioni (Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Liguria, Molise, Trentino e Alto-Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto) ad oggi non hanno ancora avviato, almeno pubblicamente, l’iter di definizione delle Aree Idonee.