Parco dei 5 Laghi di Ivrea, Coldiretti attacca: «Nasce un parco feticcio senza un’idea di sviluppo sostenibile»
«Una forzatura portata a segno per motivi puramente elettorali e senza guardare al bene comune» commenta il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici
Parco dei 5 Laghi di Ivrea, Coldiretti attacca: «Nasce un parco feticcio senza un’idea di sviluppo sostenibile dell’Eporediese».
Parco dei 5 Laghi di Ivrea, Coldiretti attacca
Coldiretti Torino stigmatizza il blitz di ieri sera da parte di un gruppo di consiglieri che ha portato una maggioranza risicata del Consiglio regionale ad approvare l’istituzione del Parco dei 5 Laghi di Ivrea.
«Una forzatura portata a segno per motivi puramente elettorali e senza guardare al bene comune» commenta il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici.
"Parco feticcio"
Coldiretti Torino, a tale proposito, ricorda che l’approvazione di questo “parco feticcio” arriva senza che sia mai stato portato all’attenzione dei Comuni e delle categorie economiche quel piano di sviluppo economico proposto due anni dal vicepresidente della Giunta regionale come base per una trattativa sul Parco.
«Una promessa inattuata – aggiunge Mecca Cici – ora questo Parco è stato approvato come ultimo punto all’ordine del giorno di questa legislatura regionale per motivi puramente elettorali e senza guardare al bene comune. Una scelta grave contro l’agricoltura canavesana. Una scelta antistorica che guarda a un modello di protezione vecchio, del secolo scorso, quando, del resto, è nata l’idea di questo nuovo parco. Una bandiera piantata senza che in questi anni non si sia fatto nulla per lo sviluppo compatibile del nostro territorio».
Proposta alternativa
Coldiretti Torino, lo scorso autunno, aveva presentato una proposta alternativa al nuovo Parco chiedendo che si andasse avanti con un Piano per lo sviluppo sostenibile del territorio per tutti i comuni dell’area. Un Piano articolato in singoli piani per lo sviluppo dell’economia agricola come alternativa alla cementificazione; per la gestione della fauna selvatica; per la gestione forestale; per il miglioramento della qualità delle acque dei laghi; per il turismo sostenibile. Coldiretti Torino aveva anche segnalato le occasioni perse per finanziare progetti di sviluppo sostenibile attraverso bandi europei e regionali chiusi senza la partecipazione di enti dell’Eporediese.
«Come agricoltori siamo i primi a volere uno sviluppo attraverso l’agricoltura di qualità, la gestione dei boschi, il turismo dolce basato sullo sviluppo dell’agriturismo e sull’educazione ambientale con le fattorie didattiche. Abbiamo scelto un approccio concreto per sostenere l’ambiente, la natura e l’economia. Invece, per iniziativa, in particolare, di due consiglieri in odore di candidatura, oggi assistiamo alla nascita dell’ennesimo soggetto inutile che, solo per la sua istituzione e per il suo primo funzionamento, costerà ai piemontesi centinaia di migliaia di euro. Ma che costerà molto di più se pensiamo al personale che andrà distaccato, al mantenimento di una sede operativa, alla dotazione di mezzi e strutture. Senza contare le numerose consulenze esterne per redigere gli strumenti operativi obbligatori per i Parchi naturali. Tutto questo mentre l’area dei 5 Laghi è già protetta da 15 anni e fa già parte della Rete Natura 2000, la caccia è già vietata ed è già interessata da percorsi di fruizione escursionistica e cicloturistica, ma nonostante questo si tratta di un’area totalmente abbandonata a se stessa».
Vincolo
La zona è dunque già vincolata: ora Coldiretti Torino teme che non si riescano più nemmeno ad effettuare i contenimenti dei cinghiali e che il Parco crei un appesantimento burocratico per qualunque piccolo intervento agricolo e di manutenzione sul territorio.
«Anche questo Parco farà parte delle Aree protette di importanza provinciale gestite dalla Città Metropolitana che da 15 anni ha in capo ben 8 tra parchi e riserve senza avere né il personale né le risorse per la vigilanza e la gestione. Il nuovo Parco sarà l’ennesimo emblema del malfunzionamento della gestione delle aree protette e rappresenterà soltanto un costo che ricadrà sui Comuni. Avremmo potuto sperimentare una protezione ambientale in grado davvero di incidere sulle scelte sostenibili per l’Eporediese. Ivrea, e i comuni intorno, come laboratorio operativo di sviluppo sostenibile. Invece ha vinto un’idea vecchia, costosa, burocratica, senza visione di futuro».