sentenza del tribunale

Pizzerie e ristoranti non possono usare il nome di Totò... ma a Caselle invece sì

La sentenza del tribunale di Torino diffida i locali dall'utilizzare il nome dell'artista

Pizzerie e ristoranti non possono usare il nome di Totò... ma a Caselle invece sì
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Pizzerie e ristoranti non possono usare il nome di Totò... ma a Caselle invece sì.

Pizzerie e ristoranti non possono usare il nome di Totò...

«Si Buon Vò Mangià da Totò e Peppino devi Andà». Recita la frase di benvenuto. Ma una sentenza del tribunale di Torino ora diffida i locali a intitolarsi come l’artista napoletano più famoso nel mondo: Totò, il nome d’arte di Antonio De Curtis. La sentenza ha un effetto di modifica immediato: alcuni esercenti torinesi hanno già ricevuto la lettera degli avvocati con l’ingiunzione di una penale da pagare da 200 euro per “Ogni violazione o inosservanza a partire dalla data di notifica dei provvedimenti”.

Ma a Caselle...

A Caselle, però, un imprenditore ha vinto, per ora, in primo grado, si tratta di Roberto Sciarrillo, 55 anni, di Salerno, il titolare del ristorante-pizzeria di Caselle “Totò e Peppino”, un vero appassionato dell’arte di Totò, e delle sue battute. Quella ingiunzione arrivata dalla famiglia dell’artista è stata per Roberto, che da 9 anni gestisce il locale di Caselle, come il classico “pugno nello stomaco”. «Così muore il ricordo del grande artista. Perchè tra 30 anni le nuove generazioni non sapranno più chi era il mitico Totò... Che amarezza! Io sono stato il primo ristorante ad essere denunciato dagli eredi della famiglia De Curtis - racconta - ma grazie a un autografo di Liliana De Curtis una grande donna come lo è stato il mio mito, il papà Totò, ho vinto la prima sentenza del tribunale di Torino».

Il racconto

Il ristoratore, che a differenza di molti altri ha potuto mantenere il nome originale, pubblica online la foto della dedica che espone nel suo locale. “Al ristorante Totò e Peppino”, si legge e poi la firma della figlia di Totò con la data, 25 maggio 2015: «E’ stato mio fratello a incontrare l’attrice e scrittrice a Roma e a farle autografare la fotografia del mio locale. Lei era contentissima...» si commuove Roberto. La figlia di Totò è morta, a 89 anni, nel giugno 2022. Pochi mesi dopo è partita l'azione legale degli eredi. Adesso i gestori dei locali che usavano il suo nome d’arte hanno già sostituito marchi e insegne. Così «Totò e Macario», di Sant’Ambrogio e Mathi sono diventati Ti & Mi e To & Ma, “La casa di Totò” di Pianezza ora si chiama To.To.

La sentenza del tribunale

La decisione è del tribunale di Torino che ha dato ragione, con una sentenza del 2023, agli eredi dell’attore che chiedevano di bloccare l’uso non autorizzato del nome dell’artista, della sua immagine e persino la riproduzione della sua poesia “La Livella”. Insomma via nome, immagini, disegni, testi e citazioni. «È una questione di rispetto per mio nonno» - avrebbe spiegato ai cronisti Elena De Curtis a chi le ha chiesto le ragioni di questa battaglia legale - Stiamo cercando di tutelare la sua figura». Secondo la famiglia l’immagine del “Principe della risata” in questi anni è stata abusata: «Una regolamentazione a questo punto è strettamente necessaria» concludono gli eredi. Ora l’immagine di Totò diventa un marchio che dovrà essere autorizzato e per averlo toccherà pagare. Dopo la decisione del tribunale di Torino sono state raccolte numerose segnalazioni da tutta Italia dagli avvocati dello studio legale romano che segue la famiglia e sono così iniziate le missive dei legali con la diffida ai titolari dei locali di cambiare nome. «Per ora, unico in Italia - conclude Roberto Sciarrillo - ho avuto la soddisfazione di vincere il primo round in Tribunale con gli eredi di Totò che hanno dovuto pure pagare le spese legali...».

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