Emergenza sociale

Troppi morosi a Ivrea e non si affittano più le case

Il presidente del Consiglio comunale Luca Spitale: «Così perdiamo l’opportunità di aumentare i residenti sul territorio»

Troppi morosi a Ivrea e non si affittano più le case
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Troppi morosi a Ivrea e non si affittano più le case. La situazione tratteggiata durante il workshop dell’Agenzia per lo sviluppo del Canavese.

Troppi morosi a Ivrea

La situazione immobiliare in locazione a lungo termine a Ivrea è disastrosa. Difficile trovare un alloggio in affitto. Motivo? Il 62% dei proprietari si è trovato a fronteggiare ritardi nei pagamenti e il 49% mensilità non pagate. A causa di inquilini morosi, dunque, più di un proprietario su tre ha dovuto fare i conti con l'affitto non pagato. Un proprietario spiega che ha dovuto aspettare più di 3 anni per vedere liberato l’immobile dall’inquilino che non pagava i canoni. Fra spese legali, condominiali e canoni che non recupererà mai e su cui pagherà anche le tasse, ha avuto una perdita di circa 15mila euro. Chi ha un appartamento da affittare si torva davanti ad una scelta: affittare casa ad una famiglia assumendosi il rischio di morosità o immetterla nel ricco circuito degli affitti brevi, che rendono più del doppio di un canone annuale fisso. Conseguenza: desertificazione dei centri storici e tensioni sociali abitative.

Una situazione drammatica

Il presidente del Consiglio Comunale di Ivrea, nonché agente immobiliare, Luca Spitale ha illustrato la situazione immobiliare nel corso del workshop organizzato dall’Agenzia per lo Sviluppo del Canavese in Santa Marta, sabato (6 luglio), spiegando che Ivrea è un caso particolare perché l'esperienza industriale della città ha generato una situazione atipica sul territorio in quanto il patrimonio immobiliare è in mano a un numero ristretto di persone con una certa capacità economica. Dal 2008 ad oggi i valori degli immobili si sono dimezzati, questo dato ne rende difficile la distribuzione sul mercato perché molti proprietari faticano a decidere di vendere. Il Piano regolatore di Ivrea, che descrive la situazione, dice che 1.980 unità immobiliari sono vuote, inabitate e invendute. «Questo genera una situazione drammatica e del tutto nuova - ha affermato  Spitale negli ultimi due anni in particolare si sono verificate delle condizioni peggiorative che hanno reso quasi impossibile la ricerca di un immobile destinato ad abitazione in locazione in città. Uno di motivi è che i proprietari non vogliono assumersi rischi». La pandemia, poi la guerra ha generato delle situazioni economiche difficili e le morosità sono aumentate e in maniera esponenziale.  Un numero importante di proprietari non concede più in locazione il bene. Il secondo motivo è che se l'immobile viene messo in locazione la rendita non soddisfa le aspettative economiche. Per questo gli immobili rimangono in giacenza mentre è aumentata drasticamente la domanda di unità immobiliari in locazione soprattutto da settembre a giugno per l’arrivo di insegnanti scolastici da altre regioni.

L'offerta non soddisfa la domanda

Nell'Eporediese, nel raggio di 10 chilometri intorno ad Ivrea, vi sono mediamente 1.000 immobili in vendita e solo 50 in locazione. L’offerta è assolutamente inadeguata ed è molto lontana dal soddisfare l’enorme richiesta. Richiesta dovuta anche alla nuova immigrazione dal sud America, favorita da un procedimento per l'ottenimento della cittadinanza agevolato per i figli degli italiani che sono emigrati negli anni 50. Figli che ora stanno rientrando e che hanno una maggiore capacità economica rispetto agli immigrati africani. Arrivano a Ivrea perché i processi di conferimento della cittadinanza e della residenza sono velocissimi rispetto a quelli di una grande città come Torino. Nell'ultimo anno sono 500 le persone che hanno ottenuto residenza e hanno in corso un processo di ottenimento della cittadinanza. Spitale ha affrontato il tema dell’«affitto breve o brevissimo», una nuova opportunità economica. A Ivrea un numero alto di proprietari ha dato disponibilità di appartamenti per questa attività economica, questo però ha generato una serie di disordini sociali perché questi alloggi sono stati sottratti dal mercato immobiliare; alloggi che avrebbero dovuto rispondere alle necessità abitative delle famiglie. «Non siamo capaci di incentivare un “cambio di marcia” rispetto a questa situazione, in questo momento perdiamo una opportunità importante di aumentare i residenti sul nostro territorio che è in decrescita demografica - il commento di Spitale - L'amministrazione pubblica può porre in essere delle iniziative che modifichino questa tendenza a scegliere l’affitto breve».

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