L'allarme

Vendemmia 2024, produzione in calo del 50%

Il presidente di Coldiretti Torino e allevatore leinicese Bruno Mecca: "La viticoltura torinese è drammaticamente in balìa del cambiamento climatico"

Vendemmia 2024, produzione in calo del 50%
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Vendemmia 2024, produzione in calo del 50% le associazioni di categoria lanciano l'allarme.

Vendemmia 2024, calo del 50%

Sono grigie, tendenti al nero, le previsioni dei viticoltori canavesani circa i «risultati» della vendemmia appena partita. Se il problema nel recente passato era stato la siccità, quest’anno ad impattare negativamente sulla produzione sono state da un lato le piogge continue che si sono riversate sul territorio tra la primavera e l’estate, dall’altro una gelata tardiva che a inizio maggio in molte zone ha compromesso la fioritura delle viti. E ora, molte delle 936 aziende vitivinicole disseminate nella provincia di Torino (per un totale di circa 816 ettari di vigne coltivate) rischiano di vedere un drastico calo della produzione che, a seconda delle circostanze, può variare dal 20 all’80%.

La Coldiretti

Come riferito dalla Coldiretti, l’abbondanza delle precipitazioni è andata a danno delle coltivazioni in quanto, insieme a temperature sempre piuttosto elevate, ha favorito la diffusione di malattie fungine come la Peronospora e lo Ioidio: funghi microscopici che, una volta posatisi sulle foglie della vite, sono in grado in pochi giorni di uccidere il grappolo (il primo) o rendere molto difficile la vinificazione (il secondo). Sulla crescita di questi parassiti bisogna intervenire nel minor tempo possibile per salvare la vigna, cosa che spesso quest’anno non è stata possibile a causa dei terreni resi troppo molli dalle piogge o ha comportato costi altissimi per i produttori. In base ai calcoli di Coldiretti, quest’anno la produzione di uve nel Torinese potrebbe scendere da una media di 98 quintali a 60, e da 63 mila litri di vino imbottigliati a 37. Un calo che non riuscirebbe a soddisfare la richiesta dei mercati del vino in espansione in Torinese e Canavese.

Clima che cambia

«Questa annata 2024 conferma che la viticoltura torinese è drammaticamente in balìa del cambiamento climatico – commenta il presidente di Coldiretti Torino e allevatore leinicese Bruno Mecca Cici – Abbiamo assistito a un 2022 senza acqua che ha messo in crisi la crescita delle piante con i nostri viticoltori che ci hanno chiesto un Piano invasi anche per le zone collinari. Abbiamo visto un 2023 con le grandinate che hanno devastato i vigneti. Ora assistiamo a un anno dove l’umidità tropicale ha creato un microclima per nulla congeniale alla vite. Ma anche i fenomeni delle gelate tardive sono sintono del cambiamento del clima. Anche per la viticoltura è evidente che non sono più rinviabili quegli interventi in grado di affrontare un clima che è ormai tropicalizzato. Servono piccoli bacini per l’acqua, assicurazioni adeguate per i danni da clima, sostegni alle imprese che devono affrontare spese crescenti. La produzione dei nostri vini, famosi in tutto il mondo, è sempre più strategica per il sistema agroalimentare torinese. Non si può non tenerne conto». Magra consolazione, la buona qualità dell’uva raccolta quest’anno, con ottimi tassi zuccherini, di tannini e polifenoli. Insomma, se mancherà vino, quel poco che verrà prodotto almeno sarà eccellente.

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