Vendemmia dimezzata tra clima instabile e «invasione» di insetti
Quantità limitata, clima ballerino, insetti in crescita: così si chiude la vendemmia 2025 alla storica cantina di San Giorgio. Gian Luigi Orsolani, quarta generazione di viticoltori e presidente di Confagricoltura Torino, racconta le sfide dell’annata e le difficoltà di tutelare le vigne biologiche.
Com’è andata la vendemmia quest’anno?
«Abbiamo finito di raccogliere l’altro giorno (martedì 30 settembre, ndr) con i rossi. Nel complesso, tra San Giorgio e Caluso, è stata un’annata di qualità, ma non di quantità. Ci aggiriamo sul 50%-60%. Essendo noi produttori biologici, abbiamo sofferto le condizioni climatiche, ma siamo leggermente in anticipo rispetto agli anni scorsi. Siamo arrivati alla terza settimana di settembre, che solitamente segna l’inizio della vendemmia, quando la raccolta era già a due terzi».
Quali fattori climatici hanno influenzato la maturazione dell’uva?«Il clima di settembre è stato ottimale: nottate fresche e giornate calde hanno permesso alle uve di sviluppare al meglio le loro caratteristiche e di maturare correttamente. Nel complesso la vendemmia 2025 segue l’andamento positivo del Piemonte».
Ci sono state differenze tra le vostre zone di produzione?«Sì, Caluso è stata la zona più critica, con cali del 50% a causa di una grandinata a maggio sul fiore e un’altra a luglio sul grappolo formato, che pur non essendo forte come la prima ha inciso sulla quantità. Inoltre, qui l’attacco della popillia japonica è stato maggiore rispetto ad altre zone. San Giorgio ha avuto un andamento più variegato, con alcune zone più fresche che hanno sofferto meno e altre più asciutte dove la sofferenza è stata maggiore».
Ci può spiegare meglio il problema della popillia?«La vediamo da tre anni. Il primo anno l’abbiamo notata, il secondo abbiamo cominciato a vedere attacchi sulle vigne, il terzo ha preso vigne marginali. Solo un inverno molto freddo, intorno a -10°C, potrebbe ridurre naturalmente la popolazione. Se ciò non accade, come spesso avviene, il prossimo anno avremo una presenza più alta di questo insetto, con impatti ancora difficili da quantificare. È fondamentale non lasciarla proliferare perché può diventare anche un problema quantitativo».
Come state affrontando il problema?
«Sulle vigne tradizionali la popillia è stata contenuta con alcuni insetticidi. Su quelle biologiche è più difficile combatterla, e queste diventano zone dove l’insetto prolifica liberamente. Apprezziamo che la Regione si sia mossa con attività di controllo e monitoraggio, ma i viticoltori non hanno ancora indicazioni concrete sui trattamenti efficaci e informazioni sulle sperimentazioni in corso. Servono linee guida alternative agli insetticidi, che non sono una soluzione a lungo termine, perché avremo inevitabilmente l’arrivo di altri tipi di coleotteri. È come se uno si curasse sempre con l’antibiotico. È importante intervenire fin dall’autunno, quando si formano le larve. Agire solo d’estate, quando diventano coleotteri, è troppo tardi. La soluzione deve essere a monte del problema».