Ivrea

Allarme dalla Caritas: «Troppe le richieste di aiuto non riusciamo più a gestirle»

Emergenza abitativa, nell’ultimo mese registrata un’ondata di istanze da famiglie brasiliane In città la maggior parte degli alloggi sfitti è stata trasformata in B&B perché più redditizi Si sommano le domande per il pagamento delle bollette per totali arrivati a migliaia di euro

Allarme dalla Caritas: «Troppe le richieste di aiuto  non riusciamo più a gestirle»
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Allarme dalla Caritas: «Troppe le richieste di aiuto non riusciamo più a gestirle». Emergenza abitativa, nell’ultimo mese registrata un’ondata di istanze da famiglie brasiliane. In città la maggior parte degli alloggi sfitti è stata trasformata in B&B perché più redditizi. Si sommano le domande per il pagamento delle bollette per totali arrivati a migliaia di euro.

Allarme dalla Caritas

Anche alla Caritas diocesiana di Ivrea serve aiuto. L’ente è in difficoltà per il grande numero di famiglie e persone bisognose di una sistemazione provvisoria, in attesa di trovare un alloggio in affitto, e la situazione potrebbe peggiorare.

«Siamo in difficoltà»

«Siamo sempre più in difficoltà, abbiamo tanta gente che si rivolge a noi - spiega il Diacono Fiorenzo Bianco, vice presidente della Caritas di Ivrea - Di recente c'è stata un’ondata di brasiliani. Venivano due o tre famiglie, ogni due giorni, a chiedere di essere ospitati. Sono brasiliani discendenti di italiani ed hanno un cognome italiano. Però hanno un minimo di facoltà economica, per cui arrivano e poi spariscono. C'è stato un momento dove erano veramente tanti, adesso il fenomeno si è un po' attenuato – continua Fiorenzo Bianco - Sono tante le persone che si rivolgono a noi e abbiamo molte difficoltà ad aiutare tutti come prima, perché se prima davamo un tot, ora questo tot per forza di cose va diviso in tante piccole donazioni. Inoltre, anche i soldi a nostra disposizione sono diminuiti».

Poca varietà

Il vicepresidente della Caritas precisa che anche per gli alimenti vi sono difficoltà, non tanto per la quantità ma per la varietà: dal banco alimentare prima arrivava pasta, riso e altri cibi, ora le cose sono cambiate: «Ad esempio questo mese il riso non è arrivato ed è arrivata meno pasta - precisa Bianco - Sono stati consegnati anche tanti dolciumi che hanno un senso fino a un certo punto. Quello che abbiamo, però, è quello che dobbiamo e possiamo distribuire».

Emergenza abitativa

Il Diacono si sofferma allora sull’emergenza abitativa: «Le case di accoglienza sono piene, c’è un'emergenza soprattutto per donne con bambini. Continuo ad arrivare richieste non soltanto da Ivrea, bensì da Chivasso, Castellamonte e da Caluso. Il più delle volte si tratta di donne non italiane con bambini che hanno bisogno di una sistemazione. Poi ci sono le famiglie che ospitiamo a Colleretto Giacosa e ad Ivrea, ma non riusciamo a sistemarle tutte. Anche al centro per gli uomini non c’è più un posto libero. Il problema è grosso». Fiorenzo Bianco ne evidenzia uno dei motivi principali: «E’ difficile trovare anche solo dei mini alloggi a Ivrea e dintorni perché spesso i proprietari tendono a farli diventare dei B&B . E poi per affittarli servono garanzie che non ci sono. Spero che la situazione non peggiori. Ma se va avanti così, se continuano le guerre, se continuano gli aumenti dei prezzi e delle bollette, sarà molto difficile. A noi hanno chiesto contributi che non abbiamo potuto dare anche per delle bollette che, in due settimane, ammontavano a 6mila euro, ognuna di 400 o 500 euro. E come possono pagarle? Abbiamo dato quel che potevamo, ma certamente non tutto perché, altrimenti, in due settimane avremmo finito le risorse e non avremmo più pagato niente a nessuno».

Emergenza sanitaria

Ma non solo. «C’è anche una piccola emergenza sanitaria - aggiunge il vicepresidente della Caritas - Da noi arrivano delle persone che non hanno la possibilità di andare a comprarsi delle medicine che non passa il servizio sanitario nazionale. Noi abbiamo dei farmaci da banco e li diamo. Oppure se sono problemi urgenti abbiamo la convenzione con una farmacia di Ivrea, i medici fanno la ricetta e poi noi paghiamo i farmaci». Il rischio è di una emergenza sociale sempre più grave con persone e famiglie senza la possibilità di ricevere un aiuto.

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