intervista

Allontanamenti dei minori nel Canavese: «Decisioni rare e motivate. Facile giudicare da fuori»

La presidente del Ciss 38, Carla Boggio, spiega criteri, difficoltà e rischi del lavoro degli assistenti sociali dopo il caso dei due bambini affidati a un’altra famiglia

Allontanamenti dei minori nel Canavese: «Decisioni rare e motivate. Facile giudicare da fuori»

Allontanamenti dei minori nel Canavese: «Decisioni rare e motivate. Facile giudicare da fuori». La presidente del Ciss 38, Carla Boggio, spiega criteri, difficoltà e rischi del lavoro degli assistenti sociali dopo il caso dei due bambini affidati a un’altra famiglia.

Allontanamenti dei minori nel Canavese

L’allarme l’hanno lanciato direttamente i giovani genitori canavesani di due figli, di sei e un anno, dati in affidamento temporaneo ad un’altra famiglia. Parlano di bambini «strappati» al loro nucleo dopo la relazione degli assistenti sociali che hanno dato il via libera al dispositivo.
Il tutto, in un momento storico in cui la categoria è sotto i riflettori non fosse altro per i casi di rilievo nazionale come i bimbi della casa nel bosco.
E per cercare di capire meglio come il servizio di assistenza sociale si muove nella complessità del lavoro svolto sul territorio del Canavese e sulle rigorose motivazioni che portano a decisioni così drastiche, abbiamo contatto Carla Boggio, Presidente del CISS 38 (Consorzio Intercomunale dei Servizi Sociali) del Canavese, l’ente preposto alla gestione di questi delicati interventi
Presidente Boggio, le questioni relative ai servizi sociali, specialmente l’allontanamento dei minori dalle famiglie, sono tornate al centro del dibattito in seguito anche alla «denuncia» di due genitori.

Qual è il suo punto di vista?
«Ne abbiamo parlato anche tra di noi e siamo arrivati alla conclusione che è difficile da capire per chi è al di fuori di certe dinamiche. È facile, dall’esterno, puntare il dito e dire “portano via i bambini”, ma in realtà sono pochissimi i casi, nel nostro territorio, in cui i bambini vengono allontanati dal proprio nucleo. E quando questo accade, ci sono sempre motivi seri. È una questione legata a percezioni distorte della realtà che, per ovvi motivi di privacy, chi osserva non potrà mai conoscere fino in fondo e quindi, poter capire pienamente».

Lei fa riferimento alla facilità con cui viene espresso un giudizio sul lavoro delle assistenti sociali?
«Sì, esatto. E’ molto più facile giudicare che comprendere. Le assistenti sociali a volte sono chiuse nel loro lavoro e appaiono poco “accoglienti” nel loro modo di essere e fare, ma per essere oggettive, per avere una visione “distaccata” delle cose, devono essere in quel modo, anche se non è facile. La sensibilità c’è, ma devono contenerla. Sono professioniste serie; parlo, ovviamente, delle nostre. In Canavese sono pochissimi i casi dei bambini tolti; e spesso si tratta di provvedimenti temporanei. Poi, quando il bambino viene allontanato, mantiene sempre i rapporti con la famiglia, in previsione di farlo tornare là dove stava crescendo. Si fa in fretta a dire certe cose.»

Qual è il percorso che porta a una decisione così drastica come l’allontanamento?
«Prima di arrivare ad un provvedimento del genere c’è una lunga istruttoria. E alla fine, quando arrivi a quel punto, non dimentichiamo che lo si fa per il bene del bambino. Ma al contempo devi far crescere i genitori, aiutarli, affinché siano nuovamente in grado di poter accogliere il figlio nel nucleo famigliare».

Vicende non facili da affrontare, a volte in un clima tutt’altro che sereno.
«Proprio di recente abbiamo avuto a che fare con persone che avevano problemi di dipendenza da alcol e droga: cerchi delle soluzioni, ma se non si trova un punto di incontro, purtroppo, devi proteggere quei minori e proteggerli da quel contesto
E a proposito del clima, negli uffici del Ciss 38 abbiamo dovuto aggiungere un servizio di vigilanza: una guardia giurata che sta all’interno dei locali durante l’apertura al pubblico. Ultimamente abbiamo ricevuto pesanti minacce e succede proprio quando ci sono bambini con famiglie problematiche o di altre etnie. Guardia giurata che resterà in servizio fino a fine anno; le nostre finanze non ci permettono di poter usufruire oltre il 31 dicembre di quel servizio. Purtroppo non erano i primi episodi di violenza… verbale e ci siamo dovuti tutelare. Facile, da fuori, esprimere giudizi ma i bambini con i lividi dobbiamo lasciarli là dove quei lividi vengono fatti? E parlo ovviamente in termini generali. Emblematico è il caso della mamma in provincia di Trieste che al primo colloquio non protetto ha ucciso il figlio di nove anni. I bambini in queste situazioni, sono capaci di esprimere le loro paure?

La paura dei bambini, sono cose che cogli con la presenza, di persona, non con le notizie sul web. Vorrebbero chiedere aiuto, ma spesso non parlano. Tanti casi ci arrivano dagli insegnanti, che segnalano situazioni potenzialmente pericolose. Ripeto: è facile giudicare dall’esterno, ma bisogna essere all’interno per capire realmente le situazioni».

di Maurizio Vermiglio