Prostituzione

Anche per il sesso a pagamento è iniziata la Fase 3

Nonostante l'invito a tenere alta l'attenzione sul distanziamento e mascherine, i clienti non mancano. Anzi.

Anche per il sesso a pagamento è iniziata la Fase 3
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Sesso a pagamento le strade del Canavese sono nuovamente piene di lucciole...

Sesso a pagamento

Non c’è settore - economico, sociale o culturale - che non abbia iniziato la sua Fase - 3. Ovvero quella del rilancio, della ripresa delle attività, per ridare impulso e vigore ai bilanci mandati in rosso dal lockdown. E se per tutti i segmenti delle attività produttive la voglia della ripresa era (giustamente) molta, come non poteva essere altrettanto «bramosa» la riapertura del «mercato» (dal punto di vista economico) del sesso a pagamento. La fase 3, cioè, della prostituzione in strada.
Sarà il numero dei contagi sempre più rassicurante. Sarà che la curva epidemiologica ci fa vivere giornate meno angoscianti, sta di fatto che le strade de Canavese da qualche settimana a questa parte si sono nuovamente popolate di ragazze, per lo più di colore, che offrono prestazioni a pagamento.

Strade piene

Lo «skyline» tipico canavesano era sparito dal selciato delle strade di campagna collegamento tra i vari paesi della zona. In particolare la strada «provinciale 40dir2» è una «Broadway» di proposte a seconda dei gusti. Una sorta di vetrina a cielo aperto. In particolare il piccolo lembo di terra che collega la strada provinciale per Foglizzo alla alla Sp40 per San Benigno, è un rettilineo dove anche la sicurezza degli automobilisti è messa a rischio. La strada di per sé già stretta - per intenderci è quella che porta al laghetto «La Sorgente» - è occupata ai bordi da donne in abiti succinti (a voler usare un eufemismo) che mettono in mostra il meglio di sé, per invogliare l’eventuale cliente. Restringendo ancora di più il passaggio già difficoltoso di due auto di passaggio in senso opposto. Ma questo è solo un effetto collaterale. Anche sul ratto d’asfalto verso San benigno poco dopo il ponte sull’Orco o usciti da San Benigno in direzione autostrada, è di nuovo un pullulare di lucciole. Segno che c’è nuovamente richiesta e quindi mercato.

Il Covid non fa paura

Come se il rischio Coronavirus - al di là di tutte le altre implicazioni che comporta il sesso occasionale promiscuo - fosse solo un antico ricordo. Perché risulta alquanto bizzarro immaginare il cliente appartarsi con mascherina e guanti! Battute a parte, la preoccupazione che ormai si sia abbassata la guardia sul fronte del contagio virale della febbre di Whuan è alta. Il fatto che che le terapie intensive siano ormai vuote, che i contagi giornalieri si contino ormai (quasi) sulle dita di una mano, fa sì che nell’immaginario collettivo si sia realizzato che il Covid-19 sia solo più un lontano incubo e che mai più si materializzerà. E invece no. Il rischio c’è, ed è ancora reale. Ma a quanto pare, per i molti che sono tornati a contrattare prima, ad appartarsi poi tra i boschi del Canavese, così non è. Non è raro, anzi tutt’altro, vedere macchine con le quattro frecce accostare a bordo strada e chiedere informazioni sui prezzi. Caricare a bordo la sventurata di turno (molte di loro sono costrette a vendersi) e perdersi nella vegetazione.

Le retate di un tempo

Sono ancora vive nella memorie le operazioni che impegnavano decine e decine di militari impegnati nei controlli, soprattutto nel Canavese. In particolare in posti molto «sensibili» come le fermate dell'autobus con cui raggiungono il «posto di lavoro». Da lì, la denuncia dopo i successivi controlli sui documenti e sulla loro «legale» presenza in Italia. E in passato sono stai molti i controlli eseguiti dai carabinieri per contrastare il fenomeno della prostituzione, particolarmente «invadente» nel Canavese, tra Caluso e Foglizzo, San Benigno, nonché nella zona compresa tra i Comuni di Montalenghe e San Giorgio. Anche in questo tratto sono decine le ragazze (quasi tutte nigeriane) che vendono il proprio corpo, creando pure una serie di disagi alla viabilità: questo perché alcuni clienti, dopo aver individuato la «bella» di turno, inchiodano senza curarsi della possibilità di scatenare un incidente. Per contrastare il fenomeno alcuni sindaci in passato hanno emanato ordinanze specifiche, risultate poi fallimentari, però, nel riscuotere le multe. Ed è di un anno fa una sentenza del Giudice di Pace che di fatto ne aveva annullato la legittimità.

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