Canestri vandalizzati al parco di via Trento a San Benigno: erano appena stati ricomprati dal Comune.
Canestri vandalizzati
Ci risiamo. All’ennesimo atto vandalico le manifestazioni di inciviltà al parco di via Trento, a San Benigno, non sembrano neanche più l’eccezione, ma la regola. L’ultimo episodio risale alla scorsa settimana: i canestri del campetto, da poco riacquistati dal Comune (proprio in quanto erano stati vandalizzati, e nemmeno per la prima volta), sono già stati trovati piegati verso il basso e danneggiati. Segno evidente dell’incuria di chi ne fa uso senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze delle proprie azioni sui beni pubblici. A denunciare con un post sui social il fatto è stato il sindaco Alberto Graffino: «Canestri che vengono ricomprati e subito vandalizzati. Stanno per essere consegnati quasi 50.000 euro di nuovi giochi per i nostri ragazzi, mi auguro non facciano questa fine. Qui non è una questione di videosorveglianza che non può essere infallibile, né tantomeno di vigilanza, che non può essere presente “H24”, ma è questione di inesistente senso civico ed educazione».
Parco della polemica
L’area di via Trento che, insieme ad altri parchetti del paese, è infatti al centro di un vasto programma di rinnovamento dei parchi giochi, è spesso oggetto di dibattito pubblico proprio per quanto riguarda i temi del decoro, della sicurezza e della quiete pubblica. Solo pochi mesi fa l’Amministrazione aveva pubblicato un nuovo regolamento per il corretto utilizzo dello spazio che metteva nero su bianco alcune norme di buon senso (uso delle giostre riservato ai minori di 12 anni, divieto di abbandono dei rifiuti per terra e di ingresso con cani o biciclette, no al fumo e all’assunzione di alcolici all’interno del perimetro) e anche una misura “securitaria” che non aveva mancato di suscitare qualche polemica tra i cittadini: la chiusura del parco dalle 22 alle 8. Nonostante il campo da basket-calcetto fosse sottoposto a chiusura serale già da 15 anni, l’applicazione di tali orari a tutta l’area è stata stigmatizzata da qualcuno come un “divieto di giocare”. Il sindaco aveva giustificato l’ordinanza sulla base della necessità di tutelare la sicurezza del luogo e la quiete dei residenti nella zona. Ma il perpetuarsi di fatti come quello della scorsa settimana dimostrano che, prima di tutto, c’è bisogno di una svolta “culturale”.