Capitali spariti, aumentano gli investitori coinvolti
Il racconto di uno degli investitori.
Capitali spariti, aumentano gli investitori coinvolti. L’avvocato Bertano di Favria cura gli interessi di una decina dei trenta clienti della broker.
Capitali spariti
«La situazione è drammatica». Questo è il commento più ricorrente che si riesce ad intercettare sotto traccia sulla vicenda dei capitali investiti e di cui si sono perse le «coordinate». Le persone coinvolte non sono molte, sono circa una trentina, ma la somme investite sono ingenti, tali da portare il conto a sei cifre. Anche perché dallo scorso mercoledì 21 settembre 2022, da quando cioè la situazione è deflagrata diventando pubblica attraverso le colonne de Il Canavese altri casi sono emersi che vanno anche oltre i limiti «geografici» dell’Alto Canavese.
Il racconto di uno degli investitori
«Se non fosse stato per il rapporto di fiducia che avevo nei confronti di quella persona mai e poi mai avrei investito in quell’affare. Sono una persona sempre attenta e oculata in tutto, ma il fatto che conoscessi da oltre vent ’anni la promotrice, mi sono fidata e oggi non sono come rientrare del capitale che le ho affidato». Questo il racconto di una persona che da mercoledì scorso ha iniziato a prendere coscienza del fatto che probabilmente rientrare, anche solo di quanto «investito» sarà un’impresa ardua. «Anche perché, proprio per il rapporto di conoscenza da lungo tempo, ha fatto sì che mi fidassi in pieno e non mi preoccupassi più di tanto, nel momento in cui gli interessi non sono più arrivati (dalla scorsa estate) e il sistema informatico per visualizzare l’investimento non fosse più disponibile».
Seguiti da un legale
A quanto pare, invece, un problema si cela dietro a quel blackout informatico. Infatti, una decina di persone che sono alla disperata ricerca di poter riottenere almeno i soldi per entrare nel circuito che, inizialmente, dava ottimi guadagni, si sono uniti e affidati ad un legale Andrea Bertano di Favria che sta prendendo contatto con il collega che cura gli interessi della broker che ha piazzato il «prodotto». Avvocato di Torino che contattato sul tema ha semplicemente risposto, attraverso una sua collaboratrice, con un «no comment». Allo stato di fatto le «diplomazie legali» stanno cercando di trovare un punto di incontro senza il bisogno di un intervento terzo, anche se ai più appare un esercizio alquanto complicato arrivare ad una sintesi.
La Srl
Tra i primi documenti analizzati c’è una visura effettuata alla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino Registro Imprese dalla quale si evince che la broker in questione ha operato per nome e conto di una Srl della zona con un capitale sociale di 2.000 euro. Srl registrata nel 2015 con la possibilità di fornire «assistenza e consulenza a privati ed imprese nelle attività di trading on-line giornaliero». E proprio la compravendita di strumenti finanziari è il focus della questione.
Interessi sopra la media
In particolare, quello che ha attratto una trentina di canavesani - c’è chi ha messo sul piatto anche mezzo milione di euro -, garantiva interessi elevati, ben al di sopra della media del periodo. E proprio questo particolare sta instillando il dubbio che si tratti della classica «bluff» finanziaria più frequente, quella del cosiddetto "schema piramidale" o "schema Ponzi", dal nome del suo ideatore che operava negli Stati Uniti agli inizi del ‘900. Ed è uno schema che non sembra subire i segni del tempo che passa da quando è stata ideata perché è una delle azioni più eclatanti di tutti i tempi. In buona sostanza si tratta di un'attività nella quale chi entra per primo ottiene ritorni economici a spese dei successivi "investitori". Si tratta di una sorta di "catena di Sant'Antonio", nella quale vengono promessi interessi molto elevati, pagati agli "investitori" mediante il denaro apportato dai nuovi soggetti che hanno aderito successivamente allo schema.
Ma...
Ma c’è un ma. Il «gioco» funziona fino a quando resta elevata la capacità di attrarre nuovi partecipanti. Quando, invece, il nuovo denaro in entrata non riesce più a coprire gli interessi promessi a coloro che già sono coinvolti nello schema, il circuito si blocca, manifestando – a quel punto - la sua natura «malata». E ora, tra Rivarolo, Castellamonte, Cuorgné e Leini ci sono una trentina di persona che sono “in castrate” in questo meccanismo.