Dimesso con una costola rotta
I parenti: «Vorremo avere delle risposte e non dover pensare che per forza di cose si doveva liberare un posto letto»
Dimesso con una costola rotta dopo tre giorni di ricovero all'ospedale di Ivrea.
Dimesso con una costola rotta
E’ stato dimesso dopo appena tre giorni, nonostante le fratture riportate in un incidente in auto, trasformando in un calvario non soltanto la convalescenza dell’anziano, bensì la quotidianità dei famigliari per prestare le necessarie cure. Arriva dall’Eporediese l’ennesima storia di sofferenza e tribolazione, patita da una famiglia dopo il ricovero del loro caro, 83 anni, all’Ospedale di Ivrea a seguito di un incidente stradale avvenuto all’inizio di giugno. L’anziano è stato mandato a casa con un gamba ingessata ed un collare rigido, seppure una frattura alle vertebre, assicurando i parenti che con l’aiuto di una persona sarebbe bastato l’uso delle stampelle per muoversi.
Il calvario una volta a casa
Così non è stato: perché quando è arrivato a casa l’83enne non riusciva a muoversi e il dolore era insopportabile. «Perché non è stato mandato in una struttura di degenza, almeno il tempo di rimettersi in condizioni quantomeno da potersi muovere?» è la domanda (retorica) dei famigliari, che da settimane stanno cercando di accudire il loro caro tra mille difficoltà. «Non ci hanno dato informazioni precise a riguardo, nemmeno quando era in ospedale - rimarcano inoltre i parenti - Non gli abbiamo potuto nemmeno fare visita durante quei tre giorni a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria per il Covid-19».
La lamentela dei parenti
«Vorremo avere delle risposte e non dover pensare che per forza di cose si doveva liberare un posto letto». Non solo. Una volta dimesso l’83enne ha avuto anche bisogno di ulteriori visite ed è stata riscontrata pure una frattura alle costole, non riportata, invece, sul referto delle dimissioni. «Abbiamo chiesto al medico se lo aveva visitato ed ha risposto di sì - stigmatizzano anche i parenti - ma quando sono state descritte le condizioni, non coincidenti con quelle da lui dichiarate, mi ha chiuso il telefono in faccia». Si sommano le difficoltà riscontrate poi per effettuare le successive visite di controllo, dagli spostamenti in ambulanza, all’essere rimasti quasi per una giornata intera in ospedale ad aspettare l’esecuzione di un esame. Affanni evitabili, a dire dei parenti, se l’iter di cure e visite fosse stato completato in ospedale e non «scaricando» le cure di un paziente anziano a domicilio.