Due anziane bloccate tutta la notte al pronto soccorso di Cuorgnè senza trasporti per tornare a casa. La disavventura della signora Grazia e della sorella scoperchia l’annosa questione delle carenze nei collegamenti e nei servizi di trasporto sanitario nel Canavese.
Due anziane bloccate tutta la notte al pronto soccorso di Cuorgnè
Una serata da dimenticare ma assolutamente da raccontare per denunciare una nottata di ansia e disagi in quel di Cuorgnè. Una disavventura, una lunga notte di attesa al pronto soccorso. È quanto vissuto da Grazia Dell’Aiera, 76 anni, residente a Rivarolo, che insieme alla sorella di 82 anni ha trascorso ore interminabili in sala d’aspetto. Il motivo? Nessun mezzo, pubblico o privato, in grado di riportarle a casa. Tutto inizia in una calda sera di settembre. Dopo i forti dolori Grazia decide di chiamare il 112. Giunti sul posto, gli uomini del soccorso 118 decidono di trasportarla in ospedale, destinazione Cuorgnè. La donna viene visitata e poi dimessa intorno a mezzanotte. E a questo punto però che inizia la vera e propria Odissea. Le due anziane non sanno come tornare a casa: nessuna auto a disposizione dell’ospedale, taxi irreperibili e servizi di trasporto sanitario non disponibili. Così, due anziane si sono trovate sole, senza alternative, a dover passare la notte sedute in sala d’aspetto fino al mattino, quando finalmente hanno potuto fare ritorno a bordo di un autobus di linea. Una vicenda che mette in luce un problema più ampio: la carenza di collegamenti e servizi di trasporto verso le strutture sanitarie, che rende difficile, se non impossibile, l’accesso alle cure per chi non dispone di un’auto o di un accompagnatore.
Il racconto
«Una sera mi sono sentita male, avevo dolori talmente forti da costringermi a chiamare il 112. L’ambulanza è arrivata intorno alle 23 e mi ha portata al pronto soccorso di Cuorgnè. Sono stata visitata intorno a mezzanotte, mi hanno dato un calmante e mi hanno dimessa. Ci hanno detto che per tornare a casa avremmo potuto usufruire del servizio trasporto della Croce Rossa o di altri enti analoghi. A quel punto ho iniziato a provare a chiamare, ma nessuno aveva un’auto disponibile per svolgere il servizio in quel momento. Allora ho iniziato a chiamare i taxi. Ne ho contattati cinque, ma nessuno ha risposto. Insomma, non avevamo modo di tornare a casa».
Quindi eravate sole? Senza nessuno, amici, parenti o conoscenti a cui poter telefonare per chiedere un aiuto?
«Esattamente. Assurdo che non esista un ente pubblico, o anche privato, che svolga questo servizio. È vergognoso che nessuno dei cinque taxi faccia corse notturne. Per due persone anziane, stare dalle 23 di sera alle 5.30 del mattino fuori casa, nella sala d’aspetto di un pronto soccorso, non è affatto piacevole. È vergognoso».
La denuncia
Quindi, una volta capito che nessuno avrebbe potuto riaccompagnarvi a casa cosa avete fatto?
«Niente, io e mia sorella ci siamo accomodate in sala d’aspetto, abbiamo chiacchierato e abbiamo aspettato che si facesse mattina per poter tornare indietro con i mezzi pubblici. Mezzi pubblici che, per altro, non ci sono neanche di giorno per raggiungere le strutture ospedaliere. I pullman GTT svolgono servizio unicamente nelle fasce orarie scolastiche, ma non c’è modo in altri orari di raggiungere l’ospedale di Ivrea. Rivarolo è collegata solamente ai comuni di Castellamonte e Cuorgnè, ma se devo andare a fare una visita in ospedale sono costretta a chiedere aiuto ad un parente. Io vengo da Chieri, mi sono trasferita qui dopo il COVID per stare vicino a mia figlia, ma lì tutto era diverso. Gli ospedali erano serviti e i servizi decisamente migliori. Onestamente mi chiedo che servizio ci fornisca la Regione alla quale noi versiamo le tasse».