Tragedia

Funivia del Mottarone domenica, 30 maggio, giornata di lutto per le vittime

Il responsabile dell’impianto sentito oggi, sabato 29 maggio, di fronte al Gip di Verbania

Funivia del Mottarone domenica, 30 maggio, giornata di lutto per le vittime
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Funivia del Mottarone domani, domenica 30 maggio, giornata di lutto per le vittime.

Funivia del Mottarone

Domani, domenica 30 maggio, in tutto Piemonte sarà una giornata di lutto per le vittime della funivia del Mottarone. Il decreto firmato nelle scorse ore dal presidente della Regione, Alberto Cirio, invita la popolazione ad osservare un minuto di silenzio alle ore 12 e gli enti pubblici piemontesi ad unirsi nella manifestazione del cordoglio. Ad una settimana da ciò che è avvenuto la mattina del 23 maggio, il Piemonte si stringe ancora una volta alle famiglie delle vittime della tragedia che ha sconvolto il nostro territorio.

Bandiere a  mezz’asta

Negli uffici regionali, in accordo con il Governo e con la Prefettura di Torino, la bandiera italiana e della Regione Piemonte, insieme a quella dell’Unione europea, saranno esposte a mezz’asta. “Nulla può lenire il dolore, ma sentiamo il bisogno di ricordare in un modo solenne coloro che hanno perso la vita in questa follia. Il Piemonte non smetterà mai di stringersi alle loro famiglie e al piccolo Eitan” sono le parole del presidente Cirio.

L'interrogatorio oggi in carcere

Come riportano i colleghi di Prima Novara, Gabriele Tadini, il responsabile dell’impianto del Mottarone, avrebbe dichiarato il falso nelle annotazioni sul registro di controllo della funivia, e sarebbe pronto ad ammetterlo già oggi, sabato 29 maggio, di fronte al Gip di Verbania. Tadini sarebbe dunque pronto ad ammettere già nella giornata di oggi, di fronte al Gip di Verbania, la resonsabilità della scelta dell’uso dei “forchettoni”, ossia i blocchi che impedivano ai freni di emergenza di entrare in azione in caso di problematiche, per non far fermare l’impianto di risalita. “Ho corso il rischio ma l’ultima cosa al mondo che pensavo è che si potesse rompere il cavo traente”, avrebbe detto in carcere in un colloquio oggi col suo legale Marcello Perillo. “È pentito”, ha aggiunto il difensore preannunciando che chiederà i domiciliari. Resta ancora da capire il motivo per il quale la fune traente abbia ceduto: per questo motivo stanno continuando i sopralluoghi sul luogo della tragedia da parte delle forze dell’ordine assieme ai consulenti della Procura: tra loro c’è l’ingegnere del Politecnico di Torino  Giorgio Chiandussi.

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