emergenza coronavirus

Gli Angeli della Croce Rossa di Rivarolo in prima linea contro il Covid-19

Gli Angeli della Croce Rossa di Rivarolo in prima linea contro il Covid-19
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Gli Angeli della Croce Rossa di Rivarolo in prima linea nella guerra ad un nemico tanto invisibile quanto paradossalmente tangibile...

In prima linea nonostante la paura

Ogni volta che squilla il telefono è una botta di adrenalina. Lo è sempre stato. Ogni volta che squilla il telefono da un mese a questa parte lo è ancora di più. Dietro ogni chiamata, ogni servizio sul quale corrono uomini e donne della Croce Rossa c’è un’insidia, un piccolo, invisibile pericolo che può diventare letale. Per questo per affrontare ogni turno ci vuole tanto coraggio ma anche un grande cuore e una grande forza. «Quel mostro fa paura e fa paura anche a noi – ci confida il presidente del comitato rivarolese Roberto Cosola – a casa abbiamo una famiglia che ci aspetta, alcuni di noi hanno dei bimbi piccoli, o degli anziani che rischieremmo di contagiare nel caso in cui portassimo a casa questo maledetto mostro. Molti colleghi di altri comitati e altre regioni già ci hanno lasciati… noi non siamo immuni».

Gli Angeli della Croce Rossa di Rivarolo

In molti li chiamano «Angeli», sono loro in questi giorni surreali, insieme a medici e infermieri e forze dell’ordine a rappresentare la speranza nell’affrontare un’emergenza di proporzioni enormi. Un tipo di emergenza alla quale nessuno era preparato: un’emergenza sanitaria mai vissuta, la lotta ad un nemico tanto invisibile quanto paradossalmente tangibile nella misura in cui ha letteralmente stravolto le nostre vite, la nostra routine, la nostra libertà e ci ha catapultati in un mondo di incertezze e di paure. E proprio in questi Angeli la popolazione ricerca conforto e dimostra la propria gratitudine con piccoli gesti: «Sono tante le dimostrazioni di affetto che quotidianamente i cittadini ci dimostrano. C’è il panettiere che suona alla nostra porta, lascia il sacchetto con il pane e scappa via. C’è il cittadino che viene per fare una piccola donazione e si rifiuta anche di dire il proprio nome. C’è il fornaio che nel cuore della notte, ci sveglia per offrirci dell’ottima pizza appena sfornata. Al mattino c’è anche chi ci porta le brioches calde. C’è la fabbrica che ci offre le poche mascherine che ha a disposizione perché “anche se è poco ci teniamo a dare il nostro sostegno”. C’è una classe dell’I.C. Gozzano di Bosconero che ha donato i fondi raccolti a inizio anno per il materiale scolastico – racconta con commozione il presidente Cosola – Questi piccoli gesti sono quelli che ci fanno capire che gli sforzi che stiamo facendo tutti noi arrivano al cuore della popolazione che ci sta mostrando solidarietà e affetto».

Ogni intervento è "a rischio"

In Canavese Rivarolo è fra le città più colpite: ogni giorno o quasi si contano nuovi contagiati. In via Montenero, nella sede del comitato locale, dipendenti e volontari garantiscono ogni giorno, 24 ore su 24, 7 giorni su 7 assistenza 118. Quanti interventi a rischio fate quotidianamente? «Potenzialmente tutti lo sono. Ormai non ci sono più interventi non-Covid. In media i nostri ragazzi effettuano 6-7 uscite ogni giorno e quasi tutti sono casi conclamati o sospetti di Coronavirus».

Il racconto di Paolo: "14 giorni senza mio figlio"

Ad inizio emergenza la procedura era diversa rispetto ad ora, ed è capitato che durante un servizio su un paziente «non sospetto» un equipaggio rivarolese abbia invece riconosciuto subito i sintomi del Covid-19 e abbia immediatamente preso tutte le precauzioni richieste (guanti e mascherine), ma essendosi rivelato poi un caso positivo i due ragazzi dell’equipaggio abbiano dovuto affrontare un periodo di 14 giorni di quarantena, lontano dalle proprie mogli e dai figli di pochi mesi. «Ricevuta la notizia il pensiero è andato subito alla mia famiglia, a mia moglie a mio figlio di appena 15 mesi, ai colleghi di lavoro che hai visto al mattino, ai tutti gli ospiti della casa di riposo che hai assistito poche ore prima racconta Paolo, uno dei due ragazzi - Come si fa a spiegare a un cucciolo di 15 mesi che non potrà vedere toccare e giocare con il suo papà per così tanto tempo? E soprattutto cosa penserà? Sono stati giorni durissimi per tutti, per lui soprattutto perché di notte piangeva e nel sonno chiamava il suo papà».

L'appello

Da Rivarolo lanciano un appello: «Anche per noi è diventato difficile reperire le mascherine, se non dovessero arrivare quelle che abbiamo ordinato fra pochi giorni non potremo più garantire l’assistenza. Abbiamo bisogno del supporto anche dei cittadini e per questo abbiamo aperto una raccolta fondi così da poter acquistare nuovi DPI, così da proteggere noi stessi e la popolazione. La situazione è sempre più critica». E’ una vera e propria guerra, ma per combatterla questa guerra servono amore e altruismo.

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