"I puma nel mio giardino? Sono entrati dalla recinzione..."
Viene avvisato dai domestici del ritrovamento in giardino di due “gattini”, ma in realtà si tratta di due cuccioli di puma concolor. Mario Ginatta, 35 anni, figlio del noto imprenditore dell’indotto Fiat, residente a Fiano in una tenuta all’interno del Parco della Mandria, da poco rientrato da un viaggio in Sudamerica, è stato accusato di detenzione di specie pericolose.
Viene avvisato dai domestici del ritrovamento in giardino di due “gattini”, ma in realtà si tratta di due cuccioli di puma concolor. Mario Ginatta, 35 anni, figlio del noto imprenditore dell’indotto Fiat, residente a Fiano in una tenuta all’interno del Parco della Mandria, da poco rientrato da un viaggio in Sudamerica, è stato accusato di detenzione di specie pericolose.
Viene avvisato dai domestici del ritrovamento in giardino di due “gattini”, ma in realtà si tratta di due cuccioli di puma concolor. Mario Ginatta, 35 anni, figlio del noto imprenditore dell’indotto Fiat, residente a Fiano in una tenuta all’interno del Parco della Mandria, da poco rientrato da un viaggio in Sudamerica, è stato accusato di detenzione di specie pericolose. L’imputato, grande amante degli animali, aveva deciso di comportarsi con i due felini esattamente come si sarebbe comportato con gli altri animali che era solito soccorrere, ossia curarli, nutrirli e tenerli a casa con lui. Siamo nell’autunno del 2015. E’ andato tutto bene fino a quando la vicina di casa, intenta a scaricare alcuni oggetti dalla sua automobile, non è stata allarmata da due passanti che, alla vista dei felini, usciti dalla recinzione della casa di Ginatta, si erano rifugiati spaventati all’interno della sua vettura. Per precauzione, la donna avrebbe avvertito i Carabinieri delal stazione di Fiano, che a loro volta allertavano le guardie forestali, che provvedevano a sedare i due esemplari di puma. Venerdì 19 maggio, durante l’udienza al Tribunale di Ivrea, nell’aula del giudice Maria Claudia Colangelo, l’imputato ha fornito la sua versione dei fatti: dato che l’abitazione si trova all’interno del parco, la recinzione è del tipo più semplice, di rete verde in ferro, ed è normale che gli animali selvatici riescano ad entrare nell’area recintata. Essendo un amante degli animali, visti i due “gatti”, un po’ spauriti ed affamati, aveva deciso di accudirli ed affidato l’incombenza di nutrirli, con crocchette ed umido per gatti, alla collaboratrice domestica che si occupa degli altri animali di casa. Pur non essendo gatti in senso stretto, i due giovani puma si comportavano come i loro parenti domestici, facendo le fusa quando il padrone di casa si rilassava dopo pranzo con un libro e giocando con gli altri animali, tra cui alcuni cani ed un maialino vietnamita. Nessuno, come hanno confermato le testimonianze dei due collaboratori domestici e del fratello dell’imputato, si sarebbe accorto che i due felini non erano gatti comuni.
Nonostante l’incredulità del giudice e del pubblico ministero, è stato ascoltato in aula anche un veterinario, consulente chiamato dalla difesa, che ha confermato che, ad un occhio inesperto, i due animali sarebbero potuti sembrare esemplari di gatti di razze particolari, di quelle che diventano molto grandi di taglia, fino ad arrivare ad un peso che supera i 10 chilogrammi, proprio come i due puma che, quando sono stati sedati dalle guardie forestali, pesavano tra i 12 ed i 14 chilogrammi. La discussione è stata rinviata al prossimo 15 settembre.