Imprenditore finisce dagli arresti domiciliari al carcere
La Guardia di Finanza di Torino ha tradotto presso la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” (Le Vallette) l’imprenditore che da alcune settimane, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, dottor Stefano Vitelli, era agli arresti domiciliari perché ritenuto responsabile del fallimento di un’impresa edile torinese,
La Guardia di Finanza di Torino ha tradotto presso la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” (Le Vallette) l’imprenditore che da alcune settimane, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, dottor Stefano Vitelli, era agli arresti domiciliari perché ritenuto responsabile del fallimento di un’impresa edile torinese,
La Guardia di Finanza di Torino ha tradotto presso la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” (Le Vallette) l’imprenditore Carlo Cane che da alcune settimane, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, dottor Stefano Vitelli, era agli arresti domiciliari perché ritenuto responsabile del fallimento di un’impresa edile torinese, di cui era amministratore di fatto. Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Torino e coordinate dal Sostituto Procuratore dottor Valerio Longi della Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, avevano consentito di scoprire come l’imprenditore, in concorso con tre prestanome, di cui uno deceduto, ai quali era stata formalmente intestata l’azienda, ha distratto beni e disponibilità finanziarie dal patrimonio societario per circa 1,7 milioni di euro. Una volta collocati i prestanome, uno dei quali addirittura reclutato in un bar, nei ruoli chiave della società, l’indagato ha iniziato a depredare l’intero patrimonio aziendale, senza pagare i fornitori e i 15 dipendenti, destinando in tal modo l’impresa all’inevitabile fallimento. Diverse le modalità con le quali sono state prosciugate le risorse aziendali. In un caso, per esempio, sono stati riscontrati pagamenti diretti a una società, esistente solo sulla carta e gestita da persone compiacenti, a fronte dei quali non vi era alcuna giustificazione di natura economica.