In carcere al tempo del Coronavirus
Alcuni scritti a firma dei detenuti in carcere al tempo dell’emergenza sanitaria
In carcere al tempo del Coronavirus, pensieri da dietro le sbarre
In carcere al tempo del Coronavirus
«Ciao a tutti voi, in primis spero di vero cuore che stiate tutti bene, visto come stanno le cose lì fuori con questo virus Covid-19». Inizia così uno degli scritti a firma di alcuni detenuti in carcere al tempo dell’emergenza sanitaria. Scritti destinati alla pubblicazione sul «giornalino» della Casa circondariale di Ivrea, «L’Alba». «Noi qui tutto bene - prosegue l’autore del testo - Per dirvi la verità, come la penso io, sembra paradossale, ma noi detenuti in questo triste momento nazionale siamo al sicuro, siamo protetti da ogni cosa, proprio perché siamo in un totale isolamento esterno».
Nessuna attività
E prosegue: «Questo è molto duro, perché non c'è alcuna attività! Io, per esempio, passo le mie giornate a leggere, faccio qualche partita a carte, provo a cucinare e via così: le mie giornate volano. Adesso aspetto la garante per darle tutto il cartaceo degli articoli scritti da noi compreso quello sul Covid-19. Resta solo da correggere perché, come ben sapete, i punti e le virgole non sono il mio forte. Ora vi porgo i saluti di tutti noi e la stima che proviamo per tutti voi: un abbraccio virtuale». E infine taglia corto con un augurio ai lettori: «A presto, spero prestissimo, e abbiamo tutti fede che presto passerà».
I timori
Un altro, invece, racconta un punto di vista diverso, soffermandosi sui timori avuti nei primi giorni di emergenza:
«I detenuti della Casa circondariale di Ivrea certamente non l'hanno presa bene, consapevoli che la situazione si possa complicare all'interno dell'istituto. Certo c'è stata un po' di tensione quando l'Amministrazione ha chiuso i colloqui visivi con i familiari, ma non più di tanto perché ha subito provveduto con le videochiamate: così facendo abbiamo avuto modo di telefonare alle famiglie e rasserenarci, noi e loro. Siamo consapevoli che questa pandemia non è una passeggiata per nessuno: rimane il forte pensiero per i familiari, in particolare per chi ha parenti anziani. Si aggiunge il problema dei pacchi che spediscono i familiari, in quanto tanti sono tornati indietro».
Pacchi rifiutati
E rimarca: «Questo influisce molto sul morale dei detenuti che pensano ai grossi sacrifici che i loro familiari fanno per spedirli e che risultano vani». E poi sottolinea: «In modo particolare per i detenuti fuori dalla nostra Regione che non hanno incontri e puntano moltissimo sul ricevimento dei pacchi da casa: già viviamo brutti momenti individuali e queste cose portano un po' di tensione in più. Ora c'è la buona notizia che parecchi detenuti forse potranno usufruire del cosiddetto "Decreto svuota carceri"». In merito alla definizione ancora la vaglio del Governo, commenta: «Forse parecchi di noi potranno ricongiungersi con i propri cari, scontando il residuo della pena nella propria casa». Infine, lancia un appello: «Faccio appello alle associazioni, alla Chiesa che possano dare l'opportunità a tutti questi detenuti di poter varcare le porte del carcere e così poter raggiungere la così tanto desiderata libertà».