in tribunale

Inchiesta Platinum Dia, per il vigile urbano l’accusa chiede 22 mesi di pena

Al centro dei fatti ci sono i suoi rapporti e i presunti «favori» a uno dei fratelli Vazzana

Inchiesta Platinum Dia, per il vigile urbano l’accusa  chiede 22 mesi di pena
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Inchiesta Platinum Dia, per il vigile urbano l’accusa chiede 22 mesi di pena. Al centro dei fatti ci sono i suoi rapporti e i presunti «favori» a uno dei fratelli Vazzana.

Inchiesta Platinum Dia

Un’udienza lunghissima con un’arringa articolata e finalizzata a ricostruire la fitta rete di relazioni e di «favori» che l’inchiesta Platinum Dia era riuscita a far emergere tra chivassese e l’area di Volpiano.
Un lungo intervento quello che il Pubblico Ministero Valerio Longi ha fatto nell’aula del Palazzo di Giustizia eporediese nella giornata di martedì 13 giugno. Tra i tanti punti che sono stati toccati e portati ancora una volta all’attenzione della Giudice Stefania Cugge, non ci sono solo i rapporti che i Vazzana hanno intessuto sul territorio. Dalla loro «nascita» come imprenditori e fino agli ultimi anni quando, di fatto, sono finiti nel mirino degli investigatori. Nel novero delle persone che nell’immenso fascicolo di Platinum Dia ci sono finiti, c’è anche un volpianese conosciuto praticamente da tutti, Paolo Busso, professione agente della Polizia locale. Per lui il Pubblico Ministero Valerio Longi ha chiesto una condanna a 1 anno e 10 mesi. Al centro dei fatti ci sono i suoi rapporti e i presunti «favori» a uno dei fratelli Vazzana.

Le parole dell'avvocato della difesa

«Il mio cliente Paolo Busso - spiega l’avvocato Gabriella Vogliotti che lo assiste nella vicenda di Platinum Dia - si ritiene totalmente estraneo a tutti i comportamenti che gli vengono contestati. Tengo a precisare inoltre una cosa che riteniamo che sia fondamentale: senza che sia mai stata fornita una prova documentale in questo senso, si è persino sentito dire in aula che avrebbe messo a disposizione di qualcuno la sua divisa da agente della Polizia Locale. Non è minimamente vero, Paolo Busso non ha messo la sua divisa a disposizione di chicchessia». «In questo senso non sono mai stati forniti elementi concreti - aggiunge l’avvocato -. Anzi, siamo stati proprio noi in udienza a fornire tutte le prove documentali e gli atti che attestano la veridicità delle affermazioni del mio assistito». «Tutta documentazione che in sede di discussione sono certa che avremo modo di sottolineare, evidenziare per sostenere le ragioni del mio cliente».

Le parole dell'avvocato che rappresenta il Comune

Diversamente invece la pensa l’avvocato Giulio Calosso, che rappresenta il Comune di Volpiano che nel procedimento si è costituito parte civile. Raggiunto al telefono al termine di un’udienza fiume spiega: «Posso dire quel che ho detto in udienza durante il mio intervento. A mio avviso ci sono le prove che quelli di Busso non siano stati “errori” ma favori che lui faceva “sistematicamente”. Ci sono telefonate che a nostro avviso lo dimostrano e che dimostrano che fosse a disposizione dei Vazzana». Anche per questo «chiederemo una provvisionale di 10mila euro per i reati d’ufficio commessi e per l’accesso abusivo ai sistemi di anagrafe», come quando proprio a Vazzana avrebbe comunicato l’indirizzo di casa dell’ormai ex comandante dei civich volpianesi.

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