La storia di Francesco che dorme nel sottoscala con la sua bombola dell'ossigeno
«Dormo nel sottoscala dei palazzi ma non voglio andare in ospizio, piuttosto è meglio morire su un marciapiede...»
La storia di Francesco che dorme nel sottoscala con la sua bombola dell'ossigeno. «Dormo nel sottoscala dei palazzi ma non voglio andare in ospizio, piuttosto è meglio morire su un marciapiede...».
La storia di Francesco che dorme nel sottoscala con la sua bombola dell'ossigeno
Mentre la città celebra le festività, c’è chi, dall’11 dicembre, è costretto a sopravvivere trascinandosi per Ciriè con la sua bombola d’ossigeno 24 ore su 24. Con seri problemi ai polmoni e una brutta bronchite in corso, dormendo dove capita perchè non ha più un alloggio.
Il racconto
E’ la triste vicenda di Francesco Viesti, 67 anni, ex decoratore, che racconta: «Dal 2017 il Comune di Ciriè mi pagava una mansarda in un condominio di via Fratelli Kennedy. D’estate si moriva dal caldo e d’inverno dal freddo ma con la mia pensione da 700 euro non mi potevo certo lamentare. Poi è arrivato lo sfratto esecutivo. Premetto che non ho nulla contro i padroni di casa che sino all’ultimo mi hanno ospitato ma...».
"Uno scaricabarile"
Francesco Viesti punta il dito contro l’Amministrazione comunale e il Cis: «E’ stato uno scaricabarile. Il Comune mi ha detto di rivolgermi al Consorzio di piazza Castello per risolvere il problema di un alloggio - s’infervora, tra un colpo di tosse e l’altro - Io avevo trovato una sistemazione decente ma il proprietario voleva una cauzione importante. Ho una pensione, ripeto, di 700 euro che mi servono per mangiare e le piccole spese ma il Cis era disposto ad aiutarmi solo con 600 euro. Così sono rimasto a piedi...».
La soluzione del consorzio
Ma il Consorzio che soluzione alternativa ha trovato?: «Quella di invitarmi ad andare a rinchiudermi in un ospizio... Io ho rifiutato e adesso vivo alla giornata. Ho dormito di notte anche in alcuni androni e sottoscala dei palazzi di Ciriè. Ieri sera, domenica 17 dicembre, sono stato ospitato da un amico. Ringrazio chi mi ha regalato delle giacche invernali per poter affrontare il freddo di queste settimane. Questa notte si vedrà... Mangiare? No, non vado alla Caritas. Ormai riesco a ingerire, a fatica, solo un panino. E non riesco quasi più a camminare. Purtroppo la mia vita, se si può definire così, è questa...».