lavoratori in presidio

Lavoratori CABI in presidio: «Licenziati con una lettera, inaccettabile»

La UILM Torino chiede il ritiro della procedura e il reinserimento nel perimetro di C&P

Lavoratori CABI in presidio: «Licenziati con una lettera, inaccettabile»
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Vauda, lavoratori CABI in presidio: «Licenziati con una lettera, inaccettabile». La UILM Torino chiede il ritiro della procedura e il reinserimento nel perimetro di C&P.

Lavoratori CABI in presidio

È partito il presidio davanti ai cancelli della CABI di Palazzo Grosso, dove lavoratrici e lavoratori hanno deciso di manifestare contro la decisione dell’azienda di avviare una procedura di licenziamento collettivo, comunicata nei giorni scorsi con una lettera formale. La protesta è accompagnata dal sostegno delle rappresentanze sindacali, in particolare della UILM Torino.

Il comunicato Uilm

Ciro Di Dato, segretario della UILM torinese, punta il dito contro la modalità con cui si sta tentando di chiudere una fase complessa senza riconoscere l’impegno profuso negli ultimi anni dai dipendenti:

«I lavoratori della CABI non meritano di essere espulsi dall’azienda con una semplice lettera, come se tutto ciò che è stato fatto dal 2020 potesse essere cancellato con un colpo di spugna».

Secondo il sindacato, molti di questi dipendenti hanno continuato a lavorare anche senza retribuzione, in condizioni difficili, pur di sostenere l’attività aziendale nei momenti più duri. Una dedizione che, sostengono i sindacati, dovrebbe ora essere riconosciuta con rispetto e tutele, non con un licenziamento.

Le richieste

La UILM, insieme alle altre sigle sindacali e alle rappresentanze dei lavoratori, ha avanzato tre richieste precise in vista dell’incontro fissato con l’azienda per il 27 giugno:

  • Il ritiro immediato della procedura di licenziamento collettivo;
  • L’inclusione dei lavoratori nel perimetro di C&P, realtà legata alla CABI;
  • L’attivazione di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili per garantire un minimo di tutela e prospettiva futura.

«I diritti, la dignità e il valore del lavoro non sono negoziabili – conclude Di Dato –. Siamo disponibili al dialogo, ma determinati a tutelare ogni singolo posto di lavoro».

 

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