Lavoro offerte ecco le mansioni che nessuno vuole più svolgere

A soffrire sono soprattutto le piccole imprese artigiane

Lavoro offerte ecco le mansioni che nessuno vuole più svolgere
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Lavoro offerte ecco le mansioni che nessuno vuole più svolgere.

Lavoro offerte

Panorama drammatico per i profili professionali più ricercati nel lavoro offerte. A soffrire sono soprattutto le piccole imprese artigiane. A lanciare l’allarme è Confartigianato Imprese Piemonte che ha recentemente stilato un rapporto. Nel 2018, a livello nazionale, le imprese hanno registrato difficoltà di reperimento per 1.198.680 persone, pari al 26,3% delle assunzioni previste, a causa della scarsità dei candidati ma anche per la loro inadeguatezza rispetto alle mansioni da svolgere.

La manodopera che non c'è più

L’allarme carenza di manodopera riguarda anche i giovani under 30: lo scorso anno le imprese non hanno potuto assumerne 352.420, pari al 27,8% del fabbisogno. In Piemonte e Valle d’Aosta nel 2018 le imprese hanno registrato difficoltà di reperimento per 91.380 persone, pari a 27,8% delle assunzioni previste e per i giovani under 30, sempre nel 2018, le imprese non hanno potuto reperirne 29.770, pari al 28,6% del fabbisogno. A scarseggiare sono soprattutto le professionalità del digitale e Ict. E’ difficile trovare laureati e diplomati adeguati: laureati in ingegneria industriale, in indirizzo scientifico, matematico e fisico, ingegneri elettronici e informatici, diplomati in informatica e telecomunicazioni. Ma mancano anche camerieri, commessi, cuochi attrezzisti macchine utensili, meccanici e montatori, tecnici vendite e distribuzione, autoriparatori, installatori e autisti di mezzi pesanti.

Lavori che  nessuno vuole più fare

Sempre a livello nazionale, le competenze digitali al di là delle mansioni svolte, anche quelle più tradizionali, sono richieste da quasi il 60% delle imprese. Ma questo requisito è difficile da soddisfare e lascia scoperti 236.830 posti di lavoro per giovani under 30. «L’emergenza manodopera nelle imprese è ‘figlia’ della scarsa preparazione dei ragazzi al mondo del lavoro: - commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte - in Italia gli under 30 occupati o in formazione sono appena il 4,2% del totale, a fronte della media del 15% nell’Ue a 28. Siamo al terzultimo posto in Europa. Due le soluzioni che vogliamo proporre per mantenere allineata la qualità dell’offerta e della domanda di lavoro. La prima è la necessità di rendere lo strumento dell’apprendistato più appetibile dal punto di vista del costo del lavoro a carico dell'impresa, soprattutto al termine del percorso di apprendistato laddove ci sia l'assorbimento in azienda del giovane. La seconda è il consentire la valorizzazione del ruolo del maestro artigiano, l’unico in grado di trasferire al giovane le conoscenze e competenze utili per una corretta qualificazione professionale». «Occorre - conclude Felici - lavorare sulla formazione affinché sia moderna, di qualità e manageriale. In una parola: è necessario investire sul capitale umano. La strada verso l’Impresa 4.0 non può prescindere dalla valorizzazione del ‘quid umano’.

Il commento

La persona con la sua capacità di ‘fare’ resta l’elemento chiave ed imprescindibile in un orizzonte di vantaggio competitivo delle micro e piccole imprese e la digitalizzazione». «I piccoli imprenditori - sottolinea Simone Capra, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato Imprese Piemonte - puntano sempre di più sull’innovazione: in un anno i nostri investimenti in ricerca e sviluppo sono aumentati del 28,9%. Ma molti progetti rischiano di bloccarsi per carenza di personale qualificato. Siamo al paradosso, abbiamo un tasso di disoccupazione elevato dei giovani under 30, ma non riusciamo a reperire giovani da inserire in azienda. Bisogna risolvere il corto circuito di due mondi che non si incontrano: da una parte aziende pronte ad assumere, dall’altra giovani in cerca di lavoro e pronti ad emigrare per trovare un’occupazione. In mezzo la scuola e un sistema formativo che non riesce ad orientare e preparare i ragazzi alle nuove sfide del mercato del lavoro e a al grande salto nel futuro dell’economia. Bisogna ripartire dall’apprendistato, la ‘palestra’ in cui i giovani studiano e lavorano, per dare risposte efficaci alle imprese e offrire ai ragazzi le competenze tecniche evolute imposte dalla rivoluzione digitale».

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