Locana lite fra vicini finisce in tribunale

Le intimidazioni andrebbero avanti da oltre vent'anni.

Locana lite fra vicini finisce in tribunale
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Locana lite fra vicini con minacce di morte. Chiesti un anno e sei mesi.

Locana lite fra vicini

Sono accusati di presunti atti persecutori nei confronti dei vicini di casa due chivassesi con casa delle vacanze in Valle Orco, a Locana. Sarebbero proprio alcuni vicini, costituitisi parti civili, ad aver accusato la coppia di una situazione che perdurava diverso tempo.

I fatti

Dalla ricostruzione fatta dal pubblico ministero durante l’udienza di giovedì 7 dicembre, è emersa una situazione conflittuale, fatta di molestie e minacce. I motivi di discussione erano banali e spesso riguardavano i lavori che venivano svolti nelle abitazioni dei vicini. Come quando, nell’aprile del 2014, uno di questi aveva ottenuto il permesso dal Comune di Locana per la costruzione di un bagno. Secondo le testimonianze, ogni persona che si recava nelle abitazioni per fare dei lavori, dal portare la legna al fare qualche riparazione, veniva costantemente ripreso con una macchina fotografica dall’imputato appostato sul suo balcone, atteggiamento che aveva indispettito gli stessi lavoranti.

Minacce di morte

Per impedire il procedere dei lavori l’imputato avrebbe pure aizzato i cani contro gli operai che stavano realizzando una recinzione a casa di una delle parti civili. In alcuni casi la situazione sarebbe precipitata, al punto da arrivare alle presunte minacce di morte ai vicini. Tra i vari episodi contestati non mancherebbero le minacce con un motosega ed il danneggiamento di un cancello con una mazza. In diverse occasioni, come quando i funzionari di Locana si erano recati a casa degli imputati per la rimozione di una recinzione che bloccava un sentiero, vicenda a cui era seguito un processo per minacce nel corso del quale l’imputato è stato assolto, era stata necessaria la presenza delle forze dell’ordine.

Vent'anni di intimidazioni

Secondo il figlio di una vicina, sentito come testimone nel corso delle precedenti udienze, gli atti intimidatori durerebbero da più di vent’anni. Il giovane ha raccontato di essere stato sempre in ansia per i propri genitori, al punto da chiamarli ogni ora quando non era con loro a casa. Secondo un’altra testimone, la quale aveva affittato una delle abitazioni delle parti civili per circa un anno, quel luogo, che doveva essere un paradiso di tranquillità, era in realtà un incubo tanto che se n’era andata dalla disperazione. In base alla ricostruzione dei fatti, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a un anno e due mesi. Rinvio per sentenza.

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