L'inchiesta della GdF

Operazione Bella Vita, sequestri per 2 milioni di euro

Il denaro reinvestito poi in società immobiliari e in un  lounge bar del Quadrilatero di Torino.

Operazione Bella Vita, sequestri per 2 milioni di euro
Pubblicato:
Aggiornato:

Operazione Bella Vita, la Guardia di Finanza sequestra 2 milioni di euro. In manette due persone.

Operazione Bella Vita

Oggi, giovedì 11 marzo, oltre 40 militari della Guardia di Finanza di Torino stanno dando esecuzione, nell’ambito dell’operazione “Bella Vita”, ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale nei confronti di due  persone, per le ipotesi di reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, autoriciclaggio e infedeltà patrimoniale. Ciò a testimonianza di come la frode fiscale rappresenti una condotta illecita di particolare gravità, che comporta la sottrazione di ingenti risorse a danno del bilancio dello Stato e anche il rischio di “inquinamento” dell’economia legale.

Altri 6 indagati

In corso di svolgimento, altresì, perquisizioni nei confronti di ulteriori 6 soggetti indagati, a vario titolo, per reati tributari e autoriciclaggio, nonché il sequestro preventivo disposto su beni per 2 milioni di euro, tra cui disponibilità finanziarie, veicoli e immobili (in particolare, un appartamento in pieno centro a Torino, una villa con piscina a Vinovo e un’abitazione nel borgo antico di Avigliana).

Fatturazioni fittizie

Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Torino, Pm Ciro Santoriello, e condotte dai finanzieri del Nucleo polizia economico-finanziaria Torino, hanno consentito di ricostruire un articolato sistema di frode attuato con il ricorso a fatturazioni fittizie, attraverso cui gli arrestati, sfruttando i rispettivi incarichi societari apicali di amministratore delegato e direttore tecnico, avrebbero drenato rilevanti flussi di denaro in danno del Fisco e dell’impresa presso cui svolgevano la loro attività (operante nel settore della robotica industriale), non disdegnando, altresì, di effettuare con le rispettive famiglie viaggi di piacere in rinomate località turistiche, come risultante dalle foto pubblicate sui social.

Gli arresti

I due finiti in manette secondo l’impianto accusatorio, si sarebbero serviti di una vasta rete di società “cartiere”, in molti casi risultate sprovviste di mezzi di produzione adeguati allo svolgimento delle attività economiche e inadempienti agli obblighi fiscali, alcune cancellate dopo poco tempo dal registro delle imprese e intestate a “prestanome”. Queste aziende avrebbero emesso fatture false per un totale di oltre 7 milioni di euro, consentendo sia l’evasione dell’imposta a cura del soggetto economico utilizzatore della documentazione fiscale, sia il trasferimento illecito di denaro (tramite bonifici, assegni e prelevamenti in contanti) nella sfera personale degli arrestati. Questi ultimi, peraltro, al fine di velocizzare la destinazione delle somme alle società cartiere ed evitare i controlli aziendali interni, avrebbero gestito direttamente i rapporti commerciali con le realtà imprenditoriali compiacenti, impartendo talvolta disposizioni di pagamento anche in via anticipata rispetto alla presunta esecuzione della prestazione.

L'articolata indagine

In base a quanto ricostruito dalle investigazioni, i consistenti flussi di denaro confluiti nella disponibilità degli arrestati venivano principalmente reinvestiti in società immobiliari e in un ristorante - lounge bar del Quadrilatero di Torino, nonché nell’acquisto a titolo personale di immobili a Rivoli e nella centralissima via Roma del capoluogo piemontese, assicurando, altresì, ai predetti soggetti un elevato tenore di vita, come testimoniato dalle vacanze effettuate a Dubai, Zanzibar, Miami e alle Maldive. L’operazione “Bella  vita” conferma, tangibilmente, l’azione che la Guardia di Finanza svolge quotidianamente a contrasto dei reati a sfondo economico-finanziario quali le frodi fiscali e il reimpiego di capitali di origine illecita, le cui condotte sottraggono risorse alla collettività oltre che al bilancio dello Stato, “inquinano” il tessuto economico-produttivo, alterano la concorrenza del mercato e, non da ultimo, danneggiano gli imprenditori onesti e rispettosi delle regole.

Seguici sui nostri canali